La resistenza allo sforzo: capacità psichica e fisica
La prima è quella che consente ad un atleta di resistere il più a lungo possibile ad uno stimolo che lo indurrebbe ad interrompere uno sforzo mentre la seconda si riferisce alla capacità dell’organismo, o dei suoi singoli sistemi parziali, di resistere alla fatica. Un corridore resistente è quindi colui il quale è capace di svolgere un’attività, in questo caso la corsa, senza che si determini un calo della sua efficacia poiché è capace di contrastare l’affaticamento.
La resistenza, trattando la quale diamo inizio alla nostra rubrica sulla metodologia dell’allenamento in atletica leggera, altro non è che la capacità di contrastare l’affaticamento e può essere distinta in resistenza psichica e fisica. La prima è quella che consente ad un atleta di resistere il più a lungo possibile ad uno stimolo che lo indurrebbe ad interrompere uno sforzo mentre la seconda si riferisce alla capacità dell’organismo, o dei suoi singoli sistemi parziali, di resistere alla fatica.
Un corridore resistente è quindi colui il quale è capace di svolgere un’attività, in questo caso la corsa, senza che si determini un calo della sua efficacia poiché è capace di contrastare l’affaticamento. Scherrer e Monod, nel 1960, distinsero, a seconda dei gruppi muscolari impegnati nel lavoro, tre forme di affaticamento: locale, quando partecipa al lavoro meno di un terzo della muscolatura globale; regionale, quando la massa muscolare totale è impegnata in una misura compresa tra 1/3 e i 2/3, e globale o generale quando l’entità dei muscoli partecipanti al lavoro supera i 2/3. In relazione alla durata temporale di uno stimolo è anche possibile parlare di una resistenza di breve durata quando si ha a che fare con carichi di resistenza massimale che durano tra i 45 secondi e i 2 minuti, di una resistenza di media durata per carichi che vanno dai 2 agli 8 minuti e di una resistenza di lunga durata che comprende tutti i carichi che superano gli 8 minuti e che possono essere tollerati grazie ad una produzione di energia che avviene per via aerobica.
A tal proposito, bisogna chiarire che non si può parlare di resistenza in senso generale senza tenere conto del fatto che essa è sempre in stretta relazione con lo sport che si prende in considerazione e non si deve quindi pensare che sia possibile allenare tale capacità nella stessa maniera per tutte le attività sportive. In generale, però, è possibile affermare che per meglio sviluppare la resistenza nella sua complessità, è opportuno variare, con notevole continuità, volume e velocità di corsa. I vantaggi saranno notevoli perché, oltre a migliorare la prestazione in gara, la capacità di carico e di recupero, si ridurrà la possibilità di traumi e migliorerà anche la capacità di carico psichico. E’ opportuno tuttavia non concentrarsi in maniera ossessiva, nel corso della preparazione di un atleta, solo sull’aspetto della resistenza ma curare anche altre capacità molto importanti e soprattutto non bisogna credere che l’allenamento di un podista debba essere basato solo sulla corsa di lunga durata, tralasciando quindi l’aspetto dell’intensità di quella corsa e creando così pericolosi presupposti che potrebbero inficiare la prestazione piuttosto che migliorarla.
Negli appuntamenti successivi vedremo anche come è possibile evitare tutto ciò. Buona corsa!