800 metri: sono per tutti i due mitici giri di pista
Gli 800 metri rappresentano da sempre una delle gare più affascinanti dell’atletica leggera, soprattutto per le particolarità che li rendono una corsa unica nel suo genere. Si disputano sia indoor che outdoor con la differenza che, nel primo caso, prevedono quattro giri di pista da 200 metri, mentre nel secondo i giri da percorrere sono solo due ma ovviamente da 400 metri.
Gli 800 metri rappresentano da sempre una delle gare più affascinanti dell’atletica leggera, soprattutto per le particolarità che li rendono una corsa unica nel suo genere. Si disputano sia indoor che outdoor con la differenza che, nel primo caso, prevedono quattro giri di pista da 200 metri, mentre nel secondo i giri da percorrere sono solo due ma ovviamente da 400 metri. Prova sia maschile che femminile, rientrano, insieme ai 1500 metri, nel mezzofondo veloce e sono l’unica gara, tra quelle del mezzofondo prolungato e veloce appunto, che prevede la partenza in corsia, anche se non dai blocchi, ed un primo tratto di corsa, quello che arriva fino alla cosiddetta “tangente”, posta a 120 metri dalla partenza, da percorrere nella propria corsia pena, la squalifica. Già questo può far pensare al fatto che questa specialità si collochi a metà strada tra quelle di velocità e quelle più lunghe. Negli 800, infatti, hanno sempre primeggiato o atleti provenienti dai 400 metri, ma troppo lenti per eccellere in questi, o provenienti dai 1500 metri ma con caratteristiche spiccate di velocità. In effetti, per correre ad alti livelli i due giri di pista, è necessario avere sia buone doti aerobiche, soprattutto resistenza alla velocità, che capacità di tenere ritmi elevati e di sprintare negli ultimi 100-200 metri. Gli ottocentisti sono sportivi, quindi, con caratteristiche molto particolari, capaci di impegnare i sistemi aerobico ed anaerobico in maniera massiva e di mantenere ritmi elevati anche in presenza di grosse quantità di acido lattico a livello muscolare.
Gli ottocento metri sono gara olimpica dalla prima edizione dei Giochi che si tenne ad Atene nel 1896. Il primo campione olimpico fu l’australiano Edwin Flack e per quasi cento anni questa specialità fu dominata da atleti americani, inglesi o comunque di paesi anglosassoni. Bisogna aspettare Seul 1988 per la prima vittoria africana, quella del keniano Paul Ereng. L’Africa, comunque, ha prodotto alcuni degli ottocentisti più validi del panorama dell’atletica leggera. Bungei, Koskei, Khamis, Konchellah fino ai due più recenti dominatori Wilson Kipketer, keniano naturalizzato danese, che con 1’ 41” 11 detenne il record del mondo dal 1997 al 2010, al keniano Rudisha, che è l’attuale recordman con uno “stratosferico” 1’ 41” 01, stabilito a Rieti il 29 agosto 2010. Tuttavia c’è da dire che anche gli altri continenti hanno prodotto ottocentisti di assoluto valore: il cubano Juantorena, gli italiani Fiasconaro (attuale recordman italiano con 1’ 43” 7, stabilito a Milano nel 1973), Urso, Benvenuti, gli inglesi Ovett e Coe, fino ai più recenti Rodal, norvegese, Bucher, talento svizzero ed al russo Borzakovskij, medaglia d’oro ad Atene 2004.
Per quanto riguarda le donne, questa gara ha visto sempre primeggiare talenti molto “mascolini”: dalla detentrice del record mondiale, la cecoslovacca Jarmila Kratochvílová, capace di un 1’ 53” 28 che resiste dal 1983, a Maria Mutola, brava atleta del Mozambico, senza dimenticare la bella cubana Quirot, la keniana Jelimo, la rumena Melinte e la attuale dominatrice della specialità: la discussa sudafricana Caster Semenya. In Italia, come dimenticare Gabriella Dorio (suo il record italiano con 1’ 57” 66, stabilito a Pisa nel 1980) e, andando al presente, Elisa Cusma Piccione, che rappresenta attualmente la nostra atleta di punta nella specialità.
Gli ottocento sono quindi una prova di assoluto fascino, di mezzofondo ma di intensità altissima. Meraviglioso compromesso tra resistenza e velocità.