Siviglia, 28 agosto 1999: Modica d’argento
Dodici anni fa esatti l’atleta nativo di Mistretta, classe 1971, già bronzo ai Campionati Europei dell’anno prima a Budapest, giunse secondo ai Mondiali, concludendo le fatiche della maratona in 2h 14′ e 03”. Primo lo spagnolo Abel Anton, al terzo gradino del podio il giapponese Noboyuki Sato.
Per rivivere l’impresa di Massimo Vincenzo Modica ecco una breve rassegna stampa dell’epoca.
LA REPUBBLICA: Maratona, Modica argento ai Mondiali
SIVIGLIA – L’Africa siamo noi, piccoli uomini che corriamo in questa sera calda e appiccicosa. Siamo noi: con le gambe corte, con il petto che non è uno scudo, con le spalle di chi vuole cambiare lavoro. E’ Vincenzo Modica, 28 anni, argento nella maratona, che si ferma a baciare la terra, dietro a quel gran signore dei chilometri che è lo spagnolo Anton, 37 anni. Siamo noi, gente della maratona, con quella faccia da galera che ci viene sul traguardo, dopo aver attraversato quei 42 chilometri che sono una vita che ti scivola via. Siamo quelli con la barba non fatta, con la faccia strapazzata, con le occhiaie che sembrano una frenata di Tir. Noi con i nostri corpi imperfetti, scheletrici, pallidi e sudatissimi, noi piccoli diavoli che non siamo mai stati né leoni né gazzelle. Noi cresciuti in un’Italia che affolla le autostrade, ma che è ancora capace di correre nel mondo, di stare in testa, e di andarsi a fare passeggiate in campagna. Già, perché Vincenzo Modica di Mistretta, provincia di Messina, uscito dalle gare scolastiche, appena ha un momento libero se ne va per viottoli con il suo purosangue Ostrè. Non volevano in famiglia che comprasse quel cavallo, ma uno che si fa, così per sport, 270 chilometri alla settimana di corsa ha il diritto di avere un hobby, come dice lui, dove non si mettono i piedi a terra. Vincenzino viene chiamato al telefono da tutti: dalla moglie Mariella, che è rimasta a casa con il loro bimbo di 19 mesi, Francesco Saverio, dall’allenatore Tommaso Ticali che è così emozionato che non ce la fa a parlare. Modica questo argento lo dedica a suo padre, morto l’anno scorso, bidello alla scuola media, anzi alla palestra comunale, e appassionato di sport. Vincenzo e la moglie si sono conosciuti durante una campestre, il suo mito è stato Gelindo Bordin, anche se dice “lui era più calcolatore e io più istintivo”, fa il poliziotto per le Fiamme Oro e una giornata così se la sognava da tempo. Giocava anche a pallone, Vincenzo. Faceva il regista, “ma quello del calcio non è un ambiente che mi piaceva, io preferivo quelli alla Salvatore Antibo, che partono, vanno in testa, e cercando di restarci”.
E’ andata così: nel senso che Modica è stato sempre davanti. “Lo preferisco, non perdi i rifornimenti, controlli la situazione, respiri meglio perché c’è più aria. E ti gusti il pubblico, che è stato molto sportivo, tifava per lo spagnolo, ma ha incoraggiato anche me”. Quando lo spagnolo è andato via, Vincenzo non ha perso la testa e non si è nemmeno squagliato. E’ rimasto con un gruppo sul ponte della nave, ma sempre in modo da poter vedere bene le onde e di non farsi sfuggire quella giusta. Massimo Magnani, responsabile azzurro della maratona, dice che quest’anno Modica si è molto migliorato di testa. “A questo livello allenare gli atleti nelle gambe non è difficile, è il cervello che fa la differenza. Si è convinto delle sue possibilità, e quando hai finalmente la certezza di quello che puoi fare e la consapevolezza per farlo è lì che avviene il salto di qualità. In più il nostro gioco di squadre è stato perfetto, tutti hanno lavorato per darsi una mano, Goffi e Caimmi in questo sono stati splendidi, anche se uno ha sofferto per i crampi. L’unica nostra preoccupazione era che avessero speso troppo nella parte iniziale e che finissero bolliti nel momento più importante”. Modica non è un nome nuovo, ma dice Magnani finora aveva corso con troppi vincoli. E spesso protestava perché non si sentiva troppo amato e protetto. “Non mi hanno fatto entrare nel club olimpico nonostante lo meritassi. Non mi sentivo né stimato né apprezzato. Per me è stato un momento duro”. Al traguardo infatti gli ha fatto: “Hai visto?”. L’Africa siano noi, che non solo vinciamo l’argento in 2h 14’03, ma che riempiamo la lista dei primi dieci, come se fossimo un paese che va di corsa: quinto Goffi, decimo Caimmi, e restiamo in gara fino alla fine, anche con Barbi e Ruggiero. L’Italia è prima a squadre e vince la Coppa del Mondo. Non è stata una maratona veloce, il caldo, l’umidità e la paura hanno rallentato tutto e anche ancora forse manca l’azzurro capace di dare la zampata finale. Siamo quelli che vanno spesso a vincere sulle strade americane, siamo l’Italy dei Bordin, dei Pizzolato, dei Poli. Dobbiamo imparare ad avere l’ultimo scatto, a fare più male quando ringhiamo, ma quando siamo insieme riusciamo a portare casa una bella medaglia e un ottimo piazzamento. Il mondo corre, in maniera forse più splendida di noi, ma non ci fermiamo ad aspettarlo.
CORRIERE DELLA SERA: Modica, una lunghissima dolce fatica
SIVIGLIA – C’ è spazio, nel delirio, anche per noi. Il delirio iberico e le piccole – grandi gioie italiane. Quando Abel Anton entra nello stadio di Siviglia, atteso da 60 mila spettatori in totale ebollizione, e da vecchia volpe delle piste alza le braccia per ricevere il tributo dopo due ore e 13 minuti di tremenda fatica, c’ è qualcuno che là dietro pensa di aver compiuto il suo dovere. Porta una canottiera bianca e azzurra. Bianca come il volto sfatto, appena incorniciato da una barba di tre giorni. Azzurra come il cielo della sua terra. Un omino piccolo e resistente: il prototipo dell’ atleta che corre e corre senza fermarsi mai. Si chiama Vincenzo Modica, però, lui, si fa chiamare Massimo: ha 28 anni ed è messinese di Mistretta. Mille metri di altezza, un posto buono – non facile – se vuoi imparare a correre. Lui ha imparato, e ora muove le gambe mulinando chilometri e denari. La corsa è anche la sua vita. Ma non soltanto questo: è soprattutto un esercizio di volontà. Si allena duramente senza pensare ad altro: agli ingaggi provvede la moglie Mariella, che gli fa da manager in un mondo in cui i manager sono lupi assatanati a caccia dell’ ultimo dollaro. Massimo Vincenzo Modica è un esempio: terzo lo scorso anno agli Europei di Budapest, ultimo vagone del treno italiano formato da Baldini e Goffi, ha proiettato se stesso sul podio di Siviglia con una corsa da premio Nobel per la strategia. Che stesse bene, lo si era visto da subito: nella lenta, meditata fase di avvio; nell’ accelerazione impressa dal gruppo al decimo chilometro; nelle fasi delicate della gara; nel sorpasso graduale sul giapponese Sato a un chilometro e mezzo dall’ arrivo. In tutte queste circostanze il siciliano ha mantenuto una calma olimpica, sempre presente a se stesso. Una corsa lineare, la sua, totalmente differente da quella di Danilo Goffi, la nostra punta di diamante. Veniva dall’ argento europeo, prima ancora dal quarto posto mondiale di due anni fa: è apparso troppo nervoso e si è fatalmente spento intorno al 35esimo chilometro. Ma non c’ è spazio per i rimpianti: l’ argento di Modica, il quinto posto di Goffi, il decimo di Daniele Caimmi consegnano all’ Italia la Coppa del mondo, un trofeo che non è soltanto prestigio, ma il riconoscimento concreto di una scuola vincente. Battuti i giapponesi, battuti i sudafricani, battuti soprattutto gli spagnoli. Piegati a casa loro, nonostante il secondo titolo mondiale consecutivo di Abel Anton, il terzo di fila per la Spagna contando anche l’ oro del 1995 conquistato da Martin Fiz. “Abel mi ha fregato – diceva Modica, ma senza astio -. Al rifornimento del 38esimo chilometro ha fatto finta di rallentare per bere ed e’ scappato via. Un po’ prima mi aveva chiesto di aiutarlo a riprendere Sato”. Una beffa finita in un abbraccio: tra i maratoneti esiste ancora il fair – play. Adesso però si profila una grana. Se qualcuno non si muove, non vedremo Modica ai prossimi Giochi olimpici di Sydney, fra un anno esatto: se fosse per lui, ovvio, ci andrebbe, ma per ora non è inserito nella lista dei “probabili olimpici”, una specie di Olimpo dove gli atleti stanno al calduccio dei contributi e dell’ assistenza fornita dal nostro ente sportivo. Forse qualcuno si muoverà , adesso che Modica, un veterano, ha vinto la medaglia d’ argento nella corsa dei veterani: Anton compirà 37 anni il 10 ottobre (negli anni ‘ 80 faceva le volate con Alberto Cova), mentre anche Nobuyuki Sato, giapponese, una vita di corsa senza mai una soddisfazione, a quasi 28 anni si e’ preso un bronzo che pesa. E’ stata una maratona bella e possibile: si temevano problemi per il caldo, che c’ è stato ma non ha stroncato nessun concorrente, fino a sfumare, all’ arrivo, in una tranquillizzante situazione ambientale. Al marocchino Damaoui il premio coraggio per la fuga dal quarto al 27esimo chilometro; al sudafricano Gert Thys la palma per il break a metà gara che ha dato la scossa alla corsa; agli italiani in blocco (sono finiti tutti nei primi 25) l’ applauso di chi crede ancora che fatica, sofferenza e umiltà siano l’unica benzina che fa andare lontano (di Claudio Colombo).
RAISPORT: Argento per Vincenzo Modica
SIVIGLIA – L’azzurro Vincenzo Modica ha vinto la medaglia d’argento nella maratona dei Mondiali di Siviglia. La gara e’ stata vinta dallo spagnolo Abel Anton. Il terzo posto, e la medaglia di bronzo, sono andati al giapponese Noboyuki Sato, mentre l’altro azzurro Danilo Goffi si e’ piazzato quinto. Decimo Daniele Caimmi. Dunque la corsa piu’ massacrante dell’ atletica porta all’Italia una medaglia d’ argento. E ora sono tre gli argenti del medagliere azzurro. Quello del messinese arriva dopo i secondi posti di Fiona May nel lungo e di Alessandro Gandellini nella 50 km di marcia. I maratoneti azzurri erano chiamati, nella prova mondiale, a confermare la straordinaria impresa realizzata agli Europei di Budapest dove Stefano Baldini, Danilo Goffi e Vincenzo Modica conquistarono rispettivamente oro, argento e bronzo. Oggi per loro cambiava il campo di battaglia: contro la squadra azzurra (‘orfana’ di Baldini, fermato dagli infortuni) non c’erano solo gli specialisti europei, ma i migliori di tutto il mondo. Ma nonostante una concorrenza piu’ agguerrita, fatta anche da messicani, giapponesi e sudafricani, i colori azzurri sono riusciti a reggere l’ onda d’urto degli avversari, piazzando Modica sul secondo gradino del podio e Danilo Goffi al quinto posto. E’ andato bene anche Daniele Caimmi, decimo. Questi piazzamenti regalano all’ Italia anche la Coppa del Mondo di specialita’ che era abbinata alla prova mondiale. Gli azzurri hanno preceduto di pochi secondi i giapponesi, che finisco al terzo, quinto e sesto posto. Ha deluso il debuttante Roberto Barbi.
Classifica
1. Abel Anton (Spa) 2h 13m 36s
2. Vicenzo Modica (Ita) 2:14:03
3. Nobuyuki Sato (Jap) 2:14:07
4. Luis Novo (Por) 2:14:27
5. Danilo Goffi (Ita) 2:14:50
6. Atsushi Fujita (Jap) 2:15:45
7. Koji Shimizu (Jap) 2:15:50
8. Martin Fiz (Spa) 2:16:17
9. Simon Biwott (Ken) 2:16:20
10. Daniele Caimmi (Ita) 2:16:23