Giovanni Barbiglia: l’agonismo divertente
E’ probabilmente l’atleta più rappresentativo del podismo messinese, ed anche quello agonisticamente più longevo. Da più di vent’anni, ormai, Giovanni Barbiglia è protagonista sulle strade e sulle piste non solo siciliane ma di tutta l’Italia, con diverse esperienze internazionali.
E’ probabilmente l’atleta più rappresentativo del podismo messinese, ed anche quello agonisticamente più longevo. Da più di vent’anni, ormai, Giovanni Barbiglia è protagonista sulle strade e sulle piste non solo siciliane ma di tutta l’Italia, con diverse esperienze internazionali. “Ho iniziato a correre nel 1985 – ci racconta – ed allora facevo parte della società Guedo Sport, che oggi non esiste più”. Quando gli viene chiesto cosa lo ha spinto a mettere le scarpe da corsa e macinare chilometri ogni giorno sorride e dice: “Mi guardavo allo specchio e mi vedevo vecchio nonostante non avessi così tanti anni. Da quando corro non ho più provato quella brutta sensazione anche se adesso il tempo è passato”. Ed in questo periodo Giovanni ne ha fatte di cose. Oggi gareggia per la Polisportiva Odysseus, della quale è indiscusso atleta di punta. Ha iniziato con le gare di paese ma oggi ha al suo attivo la partecipazione a venti maratone, tre ultramaratone ed una miriade di mezze, gareggiando non solo in Italia ma anche all’estero. ”Sono stato due volte a New York – ricorda – per correre la maratona più famosa del mondo. Ho partecipato nel 1996 e nel 2004 e porto con me un ricordo incancellabile di quella esperienza”. I suoi record, però, li ha fatti in Italia. Nella mezza maratona vanta un personale di tutto rispetto di 1h 13’ 52”, fatto a Messina, mentre a regalargli la soddisfazione più bella nella maratona, è stata la città di Venezia dove, nel 1997, tagliò il traguardo in 2h 42’ 01”. “Le Maratone di Venezia e di Roma – afferma, infatti, con soddisfazione – sono le gare che ricordo con maggior piacere insieme ad un Campionato Regionale di 10 km su pista che ho corso al Cappuccini diversi anni fa e dove andai davvero forte. La mia più grande delusione, invece, l’ho avuta alla Scalata a Dinnamare del 2011, dove sono arrivato secondo mancando la vittoria di un soffio e dove ho avuto conferma di quanto sia importante conoscere i propri avversari per riuscire a batterli”. In queste parole c’è un po’ di amarezza, anche perché Giovanni ha un legame particolare con la Scalata. Ne è stato, infatti, uno degli ideatori e l’ha corsa, non solo quando è diventata gara di calendario a tutti gli effetti, ma anche prima. Ogni anno, infatti, si prendeva carico di telefonare agli amici podisti più stretti e di dare loro appuntamento all’Ex-GIL per correre con loro fino al Santuario e per poi festeggiare insieme, per stare in compagnia.
Oggi, però, Giovanni Barbiglia è alla ricerca di nuovi stimoli. Non gli bastano più le ultramaratone, quelle dove per partire devi mettere in conto che proverai livelli di sofferenza talmente alti da farti pensare di abbandonare la corsa per sempre. Adesso ci sono i multisport ad arricchire la sua già vasta esperienza nelle discipline di endurance. E’ bastato inforcare la bicicletta in maniera più assidua rispetto a quando era solo un diversivo e provare a migliorarsi in una disciplina come il nuoto, che crea sempre qualche difficoltà a tutti, ed eccolo avventurarsi nei primi triathlon per provare nuove emozioni. “Insieme ad alcuni amici sono tesserato per la Triathlon Enna – dice – e mi diverto a praticare anche questa nuova disciplina. Mi piacerebbe creare a Messina una realtà importante, una società affiliata sia alla FIDAL che alla FITri che consenta, a chi vuole farlo, di cimentarsi sia nel podismo che nei multisport. Vedremo, è un sogno che vorrei realizzare”. Tutto ciò perché non ha alcuna intenzione di abbandonare le gare di atletica ma solo di coltivare un nuovo interesse: “Ho capito che, nel podismo, posso ancora vincere qualcosa a livello regionale. Ne ho avuto la prova a Longi, quest’anno, ai Campionati Regionali di cross, dove sono arrivato terzo battuto da gente che, in altre occasioni, sono riuscito a precedere sul traguardo. Non sono mai stato uno che ha vinto tanto. Ricordo i successi alle Masse, alla Calispera, a San Paolo ma quella era un’atletica diversa, forse più competitiva, forse più divertente”. E divertirsi per Giovanni è fondamentale, perché ciò che lo lega allo sport, ciò che glielo fa amare, è la possibilità che l’attività fisica gli dà di passare momenti piacevoli con gli amici, in allegria. Ha iniziato tardi a correre ed ha sempre fatto enormi sacrifici per coltivare la sua passione: allenamenti nelle pause dal lavoro in officina, già di per sé pesante, orari impossibili per riuscire a fare sia l’atleta che il papà di due splendidi gemelli, Mara e Mattia. Tutto perché lo sport gli ha dato la possibilità di conoscere nuovi amici creando gruppi di allenamento di cui è stato sempre l’elemento catalizzatore. Alla fine dell’intervista, quando gli viene chiesto se ha qualcos’altro da dire, ci pensa un attimo e poi inizia: “Oggi i podisti si prendono troppo sul serio ed hanno perso così la capacità di divertirsi. In passato ho avuto la fortuna di gareggiare ed allenarmi con gente davvero forte, che primeggiava a livello italiano, e per la quale lo sport era molto vicino ad essere un vero e proprio lavoro ma la voglia di scherzare e di stare insieme non veniva mai meno. Oggi la corsa, soprattutto quella amatoriale, è fatta di liti e veleni che ne stanno cancellando l’aspetto scherzoso. L’agonismo va bene ma cerchiamo anche di smetterla di litigare. Chi mi conosce non si offenderà per queste parole. Sono uno che ha gareggiato anche con le “scarpe di pezza” per il puro piacere di stare in compagnia a fare sport”.
E questo è l’aspetto di Giovanni che va più ammirato: ama la vita ed ama stare con gli altri in allegria. Ha una capacità innata di trasmettere tutto ciò al prossimo e questo lo ha reso uno dei personaggi più popolari dell’atletica messinese. Proprio per queste sue qualità era legato da profonda amicizia a Michele Scarantino, un giovane amico che se ne è andato qualche anno fa, troppo presto. Erano uniti come fratelli da uno spirito gioviale che li contraddistingueva entrambi. Lo spirito giusto per vivere lo sport.