L’appoggio del runner
La pratica di qualsiasi attività sportiva, e della corsa in particolare, porta quasi sempre a confrontarsi con le problematiche correlate con lo stress al quale vengono sottoposti i piedi ma soprattutto con le difficoltà e le dannose conseguenze che un appoggio difettoso può causare alle strutture osteo-artro-muscolari degli arti inferiori e non solo.
La pratica di qualsiasi attività sportiva, e della corsa in particolare, porta quasi sempre a confrontarsi con le problematiche correlate con lo stress al quale vengono sottoposti i piedi ma soprattutto con le difficoltà e le dannose conseguenze che un appoggio difettoso può causare alle strutture osteo-artro-muscolari degli arti inferiori e non solo. Il piede è in effetti una macchina incredibile che deve tollerare giornalmente un carico enorme e questo non solo in chi pratica sport ma anche in coloro i quali si limitano a svolgere solo le attività tipiche di una vita sedentaria. Alcuni studi recenti hanno evidenziato il fatto che un soggetto di 70 kg, che corre per sette chilometri, sottopone il piede ad un carico complessivo di circa 900 tonnellate.
Questo dato fa comprendere quindi quanto sia importante che l’appoggio sia il più corretto possibile per evitare inconvenienti che possono riguardare strutture anche molto distanti da quelle podaliche. Purtroppo l’appoggio perfetto è in natura privilegio di pochi. Se è sicuramente bello ammirare l’azione dei piedi dei campioni del mezzofondo, bisogna dire che quasi tutti gli sportivi amatoriali presentano dei difetti di appoggio abbastanza evidenti. Normalmente il piede prende contatto con il terreno inizialmente sulla parte esterna del tallone e successivamente verso la punta con spostamento sull’arco plantare.
Ci sono casi, però, in cui il peso viene scaricato in maniera abnorme sulla parte interna del piede e in questo caso si parla di iperpronazione (problema correlato molto spesso con un piede piatto) mentre se è la parte esterna del piede ad essere sovraccaricata si parlerà di supinazione. Molti soggetti, invece, hanno un appoggio neutro senza evidenti alterazioni della distribuzione del carico.
Per capire se si è ipepronatori o supinatori basta osservare le proprie scarpe usate appoggiandole su un piano: se le parti posteriori convergono e la suola è consumata soprattutto nella parte interna si è in presenza di un appoggio in iperpronazione, se è la parte esterna ad essere maggiormente usurata allora ciò indicherà un caso di supinazione. In commercio esistono calzature adatte a chi iperprona le quali sono dotate di intersuole rinforzate che limitano i movimenti dei talloni controllando così il movimento innaturale del piede. Per chi supina, invece, non esistono scarpe apposite anche perché questa tipologia di problema è sicuramente meno grave: basta una scarpa dotata di discreto controllo. Se poi qualcuno avesse la curiosità e la necessità di analizzare in maniera dettagliata il proprio appoggio, è possibile farlo sia presso un ortopedico o in una qualsiasi struttura dotata delle attrezzature necessarie all’analisi del passo e dell’appoggio. Buona corsa!