I 50 anni del mitico Totò Antibo
Una festa, una festa grande ieri, lunedì 6 febbraio, al Cus Palermo, per i 50 anni di Totò Antibo. Il fondista palermitano, nato il 7 febbraio del 1962 ad Altofonte, ha scritto pagine di storia dell’atletica mondiale, protagonista di epiche sfide agli Europei, Mondiali e Olimpiadi, nonostante il «piccolo male» una forma di epilessia causata dopo un incidente stradale che lo aveva visto coinvolto giovanissimo. Articolo di Lorenzo Magrì
Una festa, una festa grande ieri (lunedì 6 febbraio n.d.r.) al Cus Palermo, per i 50 anni di Totò Antibo. Il fondista palermitano, nato il 7 febbraio del 1962 ad Altofonte, ha scritto pagine di storia dell’atletica mondiale, protagonista di epiche sfide agli Europei, Mondiali e Olimpiadi, nonostante il «piccolo male» una forma di epilessia causata dopo un incidente stradale che lo aveva visto coinvolto giovanissimo. Un «piccolo male» che non ha fermato la carriera dell’«Antilope di Altofonte» capace di ottenere «crono» negli anni ’90 che ancora oggi rimangono imbattibili con i primati italiani fissati sui 5.000 in 13:05.59 il 18 luglio del 1990 a Bologna e il 27:16.50 sui 10.000 del 26 giugno del 1989 ad Helsinki. «Non ricordo mai la gara più bella vinta o disputata – ci dice Totò che adesso vive ad Altofonte con la moglie Stefania e i due figli Gabriele di 7 anni e Cristian di 10 anni – ma la cosa più bella è stata quella di aver potuto girare il mondo e così ricordo con piacere sia le vittorie ma anche le sconfitte. Sono stato in Cina, Giappone, Stati Uniti e Africa e per un giovane nato ad Altofonte non era cosa da poco».
Totò che continua a convivere con il «piccolo male», ha solo qualche piccola amarezza per non essere riuscito a scendere sotto i limiti dei 13’ e dei 27’ nei 10.000. «Peccato – ci dice Totò, scoperto e lanciato in orbita da Gaspare Polizzi – perché avevo nelle gambe in quegli anni tempi da record del mondo». Adesso continua con la sua famiglia a combattere questa sua battaglia contro il «piccolo male» ma anche nella malattia rimane un grande uomo. «Dall’epilessia non si può guarire – ci dice serenamente Totò – e questo nessuno l’ha mai capito. Sono invalido al 100%, ma continuo sereno la mia vita con la mia famiglia».
Poi, spera di poter rivedere un altro Totò Antibo in azione («mio figlio Gabriele ha tutte le caratteristiche per fare bene nel fondo»): «Non riesco a capire perché in Italia non possa venire fuori un nuovo Antibo. Tutti i giovani talenti del fondo italiano danno il massimo per arrivare ai gruppi militari e poi, trovato il posto di lavoro, non trovano più i giusti stimoli per puntare a fare meglio». Poi Totò ricorda le sue impresa dal doppio oro agli Europei di Spalato sui 5.000 e 10.000, l’argento olimpico a Barcellona 1988 e l’oro in Coppa del Mondo 1989 sui 10.000, ma ha nel cuore i Trofeo «S. Agata» e i tifosi catanesi. «Correre a Catania – ci dice Totò – è stato sempre bellissimo per il grande affetto dei catanesi che mi hanno sempre sostenuto sia nelle vittorie che nelle sconfitte».
di Lorenzo Magrì (fonte www.fidal.it)