Per Mennea “La corsa non finisce mai”
Uno dei campioni simbolo dell’atletica italiana è stato a Rometta il protagonista più atteso. Nell’occasione ha presentato l’autobiografia e illustrato le nobili iniziative della sua Onlus. Nel 1979, a Città del Messico, durante le Universiadi, con 19″72, realizzò il record del mondo nei 200 metri. Un primato che resisterà fino al 1996. Poi, nel 1980, l’oro olimpico di Mosca.
E’ tra gli atleti più amati di sempre, ammirato per le sue grandi imprese in pista ed un impegno incrollabile che ne contraddistingue la vita di tutti i giorni. Pietro Mennea, testimonial di lusso della “Rometta Superstar”, ha dispensato sorrisi, firmato autografi e partecipato alla premiazione dei concorrenti. “Un grande evento che mira ad avvicinare la collettività allo sport” ha sottolineato. “E’ importante che i ragazzi si dedichino all’atletica, le medaglie e i record passano in secondo piano rispetto alla voglia di praticare questa disciplina con passione facendo anche sacrifici. Vengo spesso in Sicilia, ma a Rometta è stata la prima volta e ringrazio per l’accoglienza ricevuta l’Amministrazione comunale”.
L’aspetto più importante, però, è stato la presentazione del ultimo libro, dal titolo “La corsa non finisce mai” (ed. Limina), scritto con il giornalista Daniele Menarini. I proventi saranno destinati ai progetti benefici della “Fondazione Pietro Mennea Onlus”. “Si tratta del mio ventitreesimo libro, ma della prima autobiografia, a 40 anni dalle Olimpiadi di Monaco. Ho raccontato la mia carriera, le vittorie, le curiosità legate alle gare e la mia attività al di fuori dell’ambito sportivo. In questi anni ho sempre pensato a chi non ha avuto la mia stessa fortuna e ho cercato di sostenere coloro che avevano bisogno di aiuto, attivandomi in varie iniziative di beneficenza e solidarietà. La prima fu per i terremotati del Friuli nel 1976. Siamo impegnati su vari fronti, soprattutto per aiutare chi soffre, e agiamo allo scopo di potenziare la ricerca scientifica nel campo di varie malattie, comprese quelle rare. Con la professoressa Rita Levi Montalcini, in particolare, abbiamo siglato un accordo di collaborazione per la creazione di un laboratorio per la Sla”.
Recentemente a Tirana, il presidente della Repubblica di Albania, Bamir Topi, gli ha conferito la “Medaglia della Gratitudine”, per “i valori e il contributo fornito come ex campione del mondo di atletica leggera e per aver costituito la Fondazione Pietro Mennea creata per aiutare lo sport e la ricerca scientifica”. Campione nell’atletica, ma prima di tutto nella vita, trascorsa fino ad oggi tra l’Università, come studente prima (quattro lauree) e come docente tuttora, al Parlamento Europeo (una Legislatura), nell’ambito della Professione di Avvocato e Dottore Commercialista e, appunto, nell’impegno filantropico in qualità di co-fondatore e presidente della fondazione che porta il suo nome.
Nato a Barletta nel 1952, Mennea conquistò l’oro ai Giochi del Mediterraneo del 1971 e nel 1972 partecipò alle Olimpiadi di Monaco dove vinse il bronzo nei 200 metri. Ai Campionati europei di Roma del 1974 arrivò davanti a tutti nei 200 metri e nella staffetta 4×100. Agli Europei del 1978 a Praga si impose nei 100 e nei 200 metri, mostrando le sue doti anche nelle distanze più brevi. Nel 1979, a Città del Messico, durante le Universiadi, con 19″72, realizzò il record del mondo nei 200 metri, primato che resisterà fino al 1996, battuto da Micheal Johnson, ma che gli vale tutt’ora il record europeo. Poi, nel 1980, l’oro olimpico di Mosca, vinto grazie ad una rimonta prodigiosa. Il 22 marzo 1983 stabilì anche il primato mondiale dei 150 metri piani, con 14″8, che resiste ancora oggi.
Mennea aveva una partenza dai blocchi relativamente lenta, ma accelerava progressivamente riuscendo a raggiungere velocità di punta superiori a qualunque atleta. “Ho cominciato nel mezzofondo e grazie ai lavori svolti nelle prima parte della carriera ho costruito le mie fortune, puntando sulla resistenza, specie nei finali di gara, come accadeva nei 200 metri o nella staffetta 4×400. Quel 12 settembre 1979, a Città del Messico, non lo dimenticherò mai: stabilendo il tempo di 19” 72, nei 200 metri, dimostrai che anche gli atleti bianchi potevano scendere sotto il muro dei venti secondi”.
Sul futuro dell’atletica e più in generale dello sport italiano Mennea si dice particolarmente ottimista: “La prossima sarà una grande Olimpiade, con l’Italia sicura protagonista. La nostra nazione può vantare nello sport personaggi del calibro di Federica Pellegrini o Valentina Vezzali e specificatamente nell’atletica Antonietta Di Martino. E’ sempre difficile emergere, ma credo che i risultati ci daranno ragione. Unico problema potrebbe essere rappresentato dal terrorismo, ma gli inglesi sono ben organizzati e spero che non accada quanto avvenuto invece a Monaco nel ’72”.