Una delusione chiamata New York
L’edizione 2012 della Maratona più partecipata al mondo annullata per gli effetti dell’uragano Sandy. La comunicazione, a meno di 48 ore dalla gara, un’autentica beffa per i 50.000 atleti, tra cui 3.000 italiani. Katia Scionti, della Stilelibero, guidava un gruppetto di messinesi vogliosi di misurarsi nella Grande Mela: “Per molti rappresentava l’occasione della vita. Approvo la decisione presa, ma è stata fin troppo tardiva. Una corsa del genere la si prepara sin dall’estate, è un evento di una tale portata che non si riesce davvero a descrivere”.
Cancellata. L’edizione 2012 della Maratona di New York, la più partecipata al mondo, andata in scena ininterrottamente dal 1970 al 2011, spazzata via dagli effetti dell’uragano Sandy. Mesi di preparazione da parte degli atleti, un viaggio lunghissimo per raggiungere la Grande Mela, tra mille disagi, per l’appuntamento sognato una vita intera: tutto inutile.
“Anche se la maratona non avrebbe distolto risorse dagli sforzi di soccorso, è chiaro che è diventata fonte di controversia e divisione” ha affermato il sindaco Bloomberg annunciandone l’annullamento a meno di 48 ore dal 4 novembre, giorno di gara. “Questo appuntamento ha sempre unito la città e ci ha ispirato con storie di coraggio e determinazione. Non vogliamo che siano gettate ombre sull’evento e sui suoi partecipanti e per questo abbiamo deciso di cancellarla”. I partecipanti, circa 50.000, tra cui 3.000 italiani, hanno dovuto così incassare l’incredibile dietrofront dopo le precedenti rassicurazioni. Decisione fin troppo tardiva, assunta con una tempistica che non tenuto conto delle esigenze degli atleti e che ha generato inevitabili polemiche.
Una delusione troppo grande anche per chi, come la messinese Katia Scionti, era già stata protagonista a New York nell’edizione 2011, quando si classificò al diciassettesimo posto tra le italiane, prima della categoria M35. La portacolori della Stilelibero guidava un gruppetto di atleti partito dalla città dello Stretto. “Ero partita insieme ad una quindicina di atleti nella mattinata di giovedì 1 novembre. Dopo che alcuni avevano già provveduto a ritirare il loro pettorale, venerdì sera abbiamo appreso a Times Square che la gara era stata annullata. Inizialmente credevamo ad una bufala, poi gli organizzatori di Born2Run ci hanno confermato il tutto. Il silenzio ha subito preso il sopravvento tra di noi. Personalmente approvo la decisione del sindaco, ma la sospensione è stata fin troppo tardiva, in quanto la si poteva rendere nota già da lunedì, rinviando la gara ad altra data per motivi di sicurezza ed evitando che la gente giungesse da ogni parte del mondo. Nella zona di Central Park i disagi erano minimi, probabilmente bastava spostare la partenza. Qualcuno mi ha poi fatto notare che le linee per lo start e l’arrivo non erano state ancora tracciate, forse era questo il segnale che tutto poteva essere comunicato per tempo”.
Un disappunto comprensibile che ha accomunato tutti. “Per molti rappresentava l’occasione della vita. Penso soprattutto a Rosario Calamarà della Proform, un 74enne, davvero distrutto dopo l’annuncio. Una gara del genere la si prepara sin dall’estate, è un evento di una tale portata che non si riesce davvero a descrivere. Io, nonostante tutto, nutro la speranza di ritornarci l’anno prossimo. Quella di qualche settimana fa non è stata certamente una vacanza, gli atleti scelgono le destinazioni dei viaggi in base alle gare da disputare. E come è nello spirito di ciascuno di noi, dopo una delusione così grande, il primo pensiero è stato guardare già al prossimo impegno. Chi pratica questo sport vive in funzione delle gare”.
Un raggio di sole, però, nella parentesi newyorkese, c’è stato. “L’allenamento spontaneo di domenica mattina con un campione come Stefano Baldini è stato sicuramente l’unico momento da ricordare. Non capita davvero tutti i giorni una cosa simile, per questo è stata un’emozione incredibile”. Il campione olimpico di Atene 2004 ha guidato il gruppo per 20 km, insieme a Laura Fogli: “E’ stata l’apoteosi della voglia di correre che c’è nel mondo” ha detto Baldini. “Il running è ancora meglio delle Olimpiadi poiché è davvero alla portata di tutti. Si dice sempre che i Giochi abbattano le barriere economico-sociali creando fratellanza e a New York si è verificata la stessa cosa, con tutte le nazioni unite in un unico gesto”. Il messaggio più bello nonostante una delusione difficile da smaltire.
LA REDAZIONE E’ LIETA DI OSPITARE ALTRE TESTIMONIANZE DA PARTE DEI MESSINESI CHE ERANO PRESENTI A NEW YORK