Marco Olmo “Il Corridore” per eccellenza
Con il supporto della scrittrice e saggista Gaia de Pascale, la leggenda vivente della corsa estrema ha pubblicato un libro di successo nel quale racconta le sue gesta. Un mito che ha intrapreso l’attività podistica tardi, a 27 anni, “quando gli altri smettevano”, come dice lui.
Il 6 settembre scorso la leggenda vivente della corsa estrema, Marco Olmo, con il supporto della scrittrice e saggista Gaia de Pascale, ha pubblicato il suo libro Il corridore. Storia di una vita riscatta dallo sport. Il testo, edito da Ponte delle Grazie, ha subito scalato le classifiche.
Segue il film-documentario, ad opera dei registi Paolo Casalis e Stefano Scarafia. Sottotitolato in lingua inglese, francese e spagnola, racconta un’intera stagione agonistica del corridore di Robilante, quella del 2008, oltre a ripercorrere le tappe di una entusiasmante carriera sportiva. Il film si sofferma in modo particolare sull’aspetto umano, sul percorso personale e sul vissuto di Marco Olmo, le sue motivazioni, i suoi pensieri, le difficoltà di un atleta ormai sessantenne che si trova a gareggiare con gli atleti più forti al mondo nella sua specialità, l’Ultra-Trail. Il linguaggio cinematografico è quello del documentario, che alterna lunghe pause di riflessione e introspezione nella vita del personaggio a momenti di esaltante racconto in presa diretta, in particolare nel finale, con il racconto dell’Ultra Trail du Mont Blanc.
Marco Olmo, classe 1948, ha intrapreso l’attività podistica tardi, a 27 anni, “quando gli altri smettevano”, come dice lui. Dopo un periodo passato a gareggiare nella corsa in montagna e nello scialpinismo, all’età di quarant’anni ha iniziato ad affrontare competizioni estreme come la Marathon de Sables, 230 km in assoluta autosufficienza alimentare e condizioni climatiche proibitive nel deserto marocchino, la Desert Cup (168 km nel deserto giordano), la Desert Marathon in Libia e la Maratona dei 10 Comandamenti (156 km sul Monte Sinai), raccogliendo un successo dopo l’altro. A 58 anni è diventato Campione del Mondo vincendo l’Ultra Trail du Mont Blanc, la gara di resistenza più importante e dura al mondo, che ha vinto due volte di fila: 167 km attraverso Francia, Italia e Svizzera, oltre 20 ore di corsa ininterrotta attorno al massiccio più alto d’Europa.
Questa la sinossi del libro: “All’inizio di questo racconto c’è un uomo che si guarda allo specchio e si chiede: “Sono davvero io quel vecchio lì?” Il suo corpo non nasconde affatto il peso dei suoi sessantatré anni. Nessuno direbbe mai che ha la stoffa del campione. E non in uno sport qualunque, ma nell’ultra trail, una disciplina estrema che significa decine, centinaia di chilometri di corsa sui terreni e nei climi più impervi, sulle Alpi o nei deserti. Marco Olmo è stato boscaiolo e camionista, infine operaio per ventun anni in una grande cementeria della provincia piemontese. Poi, all’improvviso, è iniziata la sua straordinaria avventura di corridore. Apparentemente un po’ tardi per la sua età. Ma Olmo viene dal “mondo dei vinti”, dal mondo delle montagne sconfitto dalla civiltà industriale. La sua traiettoria è ben di più di un eccezionale exploit sportivo, è un’occasione unica di riscatto, una vittoria profondamente umana. È da lì che il corridore distilla, misura lentamente la sua forza. Marco Olmo si guarda allo specchio, si conta le rughe. “Quel vecchio lì”, magro e capace di sopportare fatiche immani, non ha intenzione di fermarsi, e già immagina la prossima gara. “Conosco il mio corpo, e so dove mi può portare. Lontano”.