Straneo d’argento ai Mondiali di Mosca
La piemontese è seconda in 2h25:58 nella maratona alle spalle della keniana Kiplagat (2h25:44, conferma del titolo 2011). Sesta la Quaglia. Per l’Italia della maratona donne, è il ritorno sul podio iridato 18 anni dopo Ornella Ferrara.
La XIV edizione dei Campionati del Mondo comincia con una medaglia per l’Italia, l’argento vinto nella maratona da Valeria Straneo, seconda, alle spalle della keniana Edna Kiplagat (per lei conferma del titolo centrato a Daegu nel 2011) dopo una prova condotta in testa per oltre 40 chilometri (dall’uscita dello stadio fino alle battuta conclusive). Bronzo alla giapponese Fukushi (2h27:45), e magnifico sesto posto per l’altra italiana in gara, Emma Quaglia (2h34:16), capace di una prodigiosa rimonta, conlusa con un piazzamento da finalista. Una prova fantastica per Valeria Straneo, atleta nata ad Alessandria 37 anni fa, madre di due bambini, approdata all’atletica di vertice solo da poche stagioni, ed arrivata al Mondiale dopo l’ottavo posto centrato lo scorso anno ai Giochi Olimpici di Londra. Per l’Italia della maratona donne, è il ritorno sul podio iridato 18 anni dopo Ornella Ferrara (che a Goteborg 1995 fu bronzo).
IL FILM DELLA GARA – La gara di testa di Valeria Straneo comincia letteralmente appena fuori dallo stadio. Minuti 3 e spiccioli di corsa: la piemontese è in testa, sul passo di 3:25 al chilometro. Le altre, in una fila allungata, seguono i passi dell’azzurra. La danza davanti a tutte continua per 15 chilometri, lungo le rive della Moskova (passaggi di regolarità cronometrica: 17:05; 17:07; 17:11, per un totale di 51:23). Alle sue spalle presto, molto presto, si ritrovano in un pacchetto ristretto, che ai 15km è composto da sette atlete (due etiopi, tre keniane, una cinese, e la giapponese Fukushi). Le migliori ci sono tutte, compresa Edna Kiplagat (la campionessa del mondo di Daegu, che recupera con agilità il gap accumulato per via di uno start più prudente) e Meselech Melkamu. Ma non basta: perché proprio appena superato il quindicesimo, la piemontese allunga ancora, guadagnando una ventina di metri sulle avversarie. La Straneo è scatenata, malgrado la temperatura, vicina ai 30 gradi, consigli prudenza. Inizia un tira e molla che produce l’allungarsi ulteriore della pattuglia.
Poco prima dei 20 chilometri, la Straneo decide di chiamare in azione anche le avversarie, allargandosi e lasciando spazio alle keniane. Inizia una fase decisamente più tattica della gara, come se l’azzurra, consapevole di aver esaurito un autoimposto compito di selezione, scegliesse di cominciare a ragionare sulle prospettive di gara. La frenata si avverte sulla frazione di corsa (1:09:02 ai 20km, 17:38 negli ultimi 5 km), ed è così che l’azzurra abbassa di nuovo il piede sull’acceleratore: è un kick entusiasmante, che fa sconquasso nel gruppo. Alle spalle dell’azzurra (metà gara: 1:12.58) restano in tre: l’etiope Melkamu, la keniana Kiplagat, e la giapponese Fukushi. Ai 25km (1h26:36, frazione di 5km in 17:34) lo scenario non cambia. Straneo a macinare ritmo, le altre tutte in fila. Dietro, si comporta bene anche Emma Quaglia (che scambia addirittura un “cinque con la Straneo in un incrocio di percorso!): la gara di rimonta produce frutti, a tal punto che dopo 25 chilometri la ligure (partita oltre il 30esimo posto), è 17esima (1h30:30).
Prima del trentesimo chilometro la Straneo entra nell’area magica: la giapponese Fukushi si stacca, e l’azione dell’azzurra produce la riduzione a tre delle atlete di testa. La frazione di 5km da 17:23 (undici secondi meno della precedente, totale di 1h44:00 ai 30km) introduce l’inizio della parte decisiva della gara, verso lo stadio Luzhniki. Il cuore è in tumulto, e non solo quello di Valeria.
Come in una prova ad eliminazione, dopo due chilometri (trentaduesimo) si stacca anche Melkamu, e restano solo in due davanti: l’italiana e la campionessa del mondo uscente, con quella maglia, di un azzurro bellissimo, a guidare. Le due ore sono vicine. Anche la Quaglia risale in maniera impressionante: è dodicesima al 30esimo chilometro! Il passaggio ai 35 chilometri, da sempre considerato lo scoglio maggiore del maratoneta, dà l’impressione che l’italiana ne abbia ancora parecchie, di energie da spendere: il cronometro dice 2h01:05 (con un clamoroso 17:04), e la Kiplagat sempre dietro, appesa a quell’andatura ciondolante, l’implacabile uno-due della Straneo. Melkamu, terza, è a 56 secondi, ma subisce la rimonta della giapponese Fukushi, soli 7 secondi più indietro. Ma anche dalle retrovie si comincia a parlare italiano, perché Emma Quaglia, in preda ad una vera e propria trance agonistica (è la più veloce nella frazione di 5km dopo le prime tre), risale all’ottavo posto (2h07:11), che in realtà diventa subito settimo, visto che la Melkamu si ferma.
Dall’interno dello stadio si comincia a sentire il rombo degli elicotteri, segno che il finale di corsa sta per arrivare. La Kiplagat è sempre incollata all’italiana, ma è chiaro che ha carte diverse da spendere, anche in termini di qualità muscolari. Il cambio di marcia arriva a 2h19, ben oltre il quarantesimo (Straneo, 2h18:22, ancora 17:16) e non sembra esserci rimasto molto da fare. Valeria è sempre lì, anche se adesso non detta più il ritmo ma insegue, da una trentina di metri di distanza. L’ingresso nello stadio – vince Kiplagat in 2h25:44 – completa l’opera della minuta alessandrina, che riporta la maratona femminile italiana sul podio mondiale, d’argento, 18 anni dopo Ornella Ferrara (bronzo a Goteborg 1995). Il crono dice 2h25:58. il bronzo va alla giapponese Fukushi, che taglia il traguardo in 2h27:45. Ma non è finita, perché Emma Quaglia, con il suo sesto posto (2h34:16), compie un’altra impresa, a completamento di una giornata memorabile per la maratona italiana. Valeria Straneo abbraccia il tricolore, finalmente solleva gli occhiali, posa per i fotografi, addirittura salta per la gioia. E’ un inizio di Mondiale fragoroso, è l’Italia dell’atletica che fa innamorare di sé. (tratto da Fidal.it)