Ciò che c’è da sapere su Sinagra
Il comune sorge in una zona litoranea collinare, posto 260 metri sopra il livello del mare. Tra i monumenti più importanti c’è l’antica Chiesa del convento o del Crocifisso, oltre ai bellissimi portali in pietra scolpita, dalle diverse forme, che si possono ammirare percorrendo via Umberto I. L’economia tradizionalmente si basa, soprattutto, sulla produzione agricola di olive, agrumi, nocciole, uva e frutta.
Il comune di Sinagra sorge in provincia di Messina, in una zona litoranea collinare, posto 260 metri sopra il livello del mare. Conta oltre 3.000 abitanti. L’origine del nome si presta a molteplici interpretazioni. Alcuni lo riconducono al termine greco xenàgoras che significa accogliente, ospitale. Altri, rifacendosi alla lingua latina, ritengono che il paese prenda il nome dall’ansa (sinus) del fiume e dal campo (ager) presso l’insenatura stessa. Altra possibilità è che derivi dal fatto che la parte più bassa del paese si trovi su un’insenatura arginata (sinus aggeris).
La città viene menzionata in un diploma di Ruggero I del 1050 e, successivamente, in una bolla del Papa Eugenio III. Fu possesso di diversi signori feudali, dai Normanni agli Svevi, dai Lancia ai Ventimiglia, dai Russo agli Afflitto, fino ad arrivare agli Ioppolo che ottennero il titolo ducale da Filippo IV nel 1654. Il paese restò in loro possesso fino al 1812, anno dell’abolizione dei diritti feudali. Le antiche tradizioni ed il ritrovamento di un phitos (tomba plebea romana), suggeriscono di datare la nascita di Sinagra al tempo delle guerre puniche (260 a.C.). Alcune famiglie di boscaioli romani si stabilirono in un ansa della fiumara che offriva una rigogliosa vegetazione. Trovarono, quindi, abbondante materiale per costruire navi e poter navigare la fiumara stessa. Nello stesso tempo, per la sua naturale posizione, l’ansa fungeva da riparo contro eventuali attacchi nemici.
Tra i monumenti più importanti c’è l’antica Chiesa del convento o del Crocifisso, oltre ai bellissimi portali in pietra scolpita, dalle diverse forme, che si possono ammirare percorrendo via Umberto I. Allontanandosi dal centro, sopra una collinetta, sorge un antico Castello feudale con una torre con orologio, abitazione di varie famiglie dai Lancia sino ai Sandoval. Ai piedi della collinetta ecco la piccola grotta del Beato Diego, nativo di Sinagra. Con le sue stesse mani vi scavò un letto ed un inginocchiatoio per potersi ritirare a vita eremitica e servire il Signore pregando e conducendo una vita di rinunce. Di importanza monumentale è inoltre la Chiesa Madre che custodisce un’ancòra marmorea del 1543 di Giacomo Gagini (1517-1598).
L’economia si basa principalmente sulla produzione agricola di olive, agrumi, nocciole, uva e frutta, ma negli ultimi decenni sono emersi settori come quello turistico e artigianale. Presenti sul territorio diversi insediamenti industriali (maglifici, calazaturifici, ecc). Le tradizioni di Sinagra sono soprattutto a carattere religioso e ruotano attorno alle celebrazioni del patrono San Leone. La festività principale ricorre l’8 maggio. Dopo la messa nella Chiesa Madre, la statua del Santo viene portata in processione fino a giungere alla Chiesa del Convento. Subito dopo pranzo, è prevista una nuova funzione religiosa, al termine della quale il simulacro viene nuovamente portato in processione per le vie del paese, rientrando in Chiesa Madre solo a sera. Il momento più emozionante si vive quando San Leone attraversa di corsa la discesa di via Vittorio Veneto, accompagnato dalla folla dei fedeli.