Storia e meraviglie dell’incantevole Siracusa
La città è divisa tra una parte vecchia ed una nuova, di recente espansione. L’isola di Ortigia è la più antica, un luogo in cui si concentrano la maggior parte dei musei e degli edifici.
Siracusa, seconda colonia greca in Sicilia, fondata nell’VIII secolo avanti Cristo, è posta sulla costa sud-orientale. Il nome della città (quarta nell’Isola per numero di abitanti) deriva dal siculo Syraka o Sùraka (abbondanza d’acqua) per la presenza di molti corsi d’acqua e di una zona paludosa, ossia l’odierna zona dei Pantanelli. Sia in greco che in latino è al plurale, Syracusae, perché la città fondata da Archia, un nobile di Corinto nel 734 a.C., divenne in pochi anni la Pentàpoli in quanto al nucleo originale, costituito sull’isola di Ortigia, si aggiunsero man mano altri quattro nuclei: Acradina, Tiche, Neàpoli ed Epipoli.
Ricca di storia e di monumenti, Siracusa è divisa tra una parte vecchia, Ortigia, e una nuova, di recente espansione. La conformazione della costa determina l’ampia insenatura del Porto Grande, cinta a nord dall’Isola e a sud dal promontorio del Plemmirio. L’area urbana ha inglobato parte del patrimonio archeologico della città come le Latomie dei Cappuccini, la Chiesa e le Catacombe di San Giovanni Evangelista, il Santuario di Demetra e Kore. Relativamente isolato, il Parco della Neaopolis con il Teatro Greco, l’Anfiteatro Romano, l’Ara di Ierone II, le Latomie del Paradiso e di S. Venera, la Grotta dei Cordari e l’Orecchio di Dionisio. Il Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi, tra i maggiori del mondo, espone in una nuova e ben organizzata sede importantissimi reperti della preistoria siciliana, della città greca, delle sue colonie e di altre città greco-occidentali. Poco distante, vi è un Museo del papiro. La vita culturale cittadina è conosciuta soprattutto per il ciclo biennale di spettacoli classici che si svolgono nel Teatro Greco. Siracusa mantiene una intensa religiosità nella devozione alla Madonna e a S. Lucia, la santa patrona i cui festeggiamenti, il 13 dicembre, fanno registrare un’ampia partecipazione popolare.
L’isola di Ortigia è la parte più antica di Siracusa, un luogo in cui si concentrano la maggior parte dei musei e degli edifici storici della città. Nella parte alta c’è il sito ove sorge il Duomo destinato, fin dall’antichità, a ospitare un luogo di culto. A un tempio eretto nel VI secolo a.C., si sostituì il Tempio di Atena (o Minerva), innalzato in onore della dea dal tiranno Gelone, dopo la grande vittoria di Imera (480 a.C.) contro i Cartaginesi. La facciata attuale, capolavoro dell’architetto palermitano Andrea Palma, è una delle migliori testimonianze barocche di Siracusa e fu realizzata fra il 1728 e il 1754. Essa s’innalza su un’imponente scalinata. Fra le opere d’arte conservate, spiccano le molte statue dei Gagini, tra cui quella della Vergine (di Domenico) e di Santa Lucia (di Antonello) lungo la navata laterale sinistra, e la Madonna della Neve (di Antonello) nell’abside sinistra.
Tra piazza della Vittoria e viale Teocrito si trova il Santuario della Madonna delle Lacrime, segno profondo di pietà e di fede, eretto a ricordo del miracoloso evento che vide nel 1953 lacrimare una effige in gesso della Vergine Maria, posta al capezzale di due coniugi siracusani. La Via delle Maestranze attraversa tutta l’isola, partendo da Piazza Archimede e arrivando fino al mare, ed è costeggiata da splendidi edifici un tempo proprietà delle nobili famiglie siracusane. Piazza Archimede è circondata da palazzi risalenti anche al medioevo. Al centro della Piazza si può ammirare la fontana di Diana che narra la leggenda della ninfa Aretusa. La fonte Aretusa è una delle maggiori attrazioni turistiche. Attraverso i secoli ispirò poeti e scrittori, da Virgilio a Ovidio, da André Gide a Gabriele D’Annunzio, affascinati dalla leggenda legata a questo luogo. Si narra che Alfeo, figlio di Oceano, s’innamorò perdutamente, non corrisposto, della ninfa Aretusa, ancella della dea Artemide. Per salvarla, Artemide la trasformò in fonte; ma Zeus trasformò a sua volta Alfeo in un fiume, permettendogli di ricongiungersi con Aretusa.