Luca Panichi: “La mia corsa… continua”
L’ex atleta fiorentino, ora allenatore, lotta contro il cancro, cercando di vincere la sua battaglia più importante. Il libro, scritto con Vania Piovosi ed edito da Montevarchi-Faliero, riporta la prefazione del campione olimpionico Stefano Mei. Il ricavato delle vendite è destinato in beneficenza.
“La mia corsa … continua”. Il fiorentino Luca Panichi, 45 anni, è un ex atleta, ora allenatore, che ha deciso di raccontare in un libro la sua sfida più importante, quella contro il cancro. La sua carriera agonistica è iniziata nel 1979, regalandogli più di una soddisfazione, in ogni tipo di gare. Varie volte campione regionale di corsa campestre (titolo europeo nel 1992), fiaccola d’argento nel 1999 come migliore atleta toscano dell’anno, primo nella classica “Notturna di San Giovanni”, partecipò anche alla Maratona di New York del 2001: 47° assoluto e 5° classificato degli italiani. Ora riveste il ruolo di responsabile tecnico della corsa in montagna Fidal Toscana.
Il libro, scritto con Vania Piovosi ed edito da Montevarchi-Faliero, riporta la prefazione del campione olimpionico Stefano Mei, ex compagno di squadra di Panichi: “Se questa contro il cancro è una gara Luca è quello giusto per vincerla: ha il carattere, la forza, la testa. E poi gli brillano gli occhi!”. In questi mesi si sono susseguite le presentazioni in scuole, centri sportivi, parrocchie e altre location. Il ricavato delle vendite è destinato al reparto oncologico dell’ospedale Santa Maria Annunziata di Firenze e all’associazione di volontariato “Regalami un sorriso”. Un adenocarcinoma ai polmoni, diagnosticatogli nel dicembre del 2012, la durissima sentenza per Luca Panichi. L’aspettativa di vita è di cinque anni, con solo il 5% di possibilità di guarigione. Lui, però, non si arrende. Una battaglia da affrontare con la forza di volontà maturata nell’arco della sua carriera d’atleta e l’aiuto della moglie e dei due figli, Ilaria e Federico. E poi con la fede ritrovata in Dio. Luca è infatti molto devoto alla Madonna di Rugiano, santuario vicino a Rufina, il suo paese natale. “La malattia – afferma – mi ha fatto capire che la vita è un dono di Dio da affrontare con speranza e con il sorriso. Ognuno di noi, poi, deve fare con coraggio la propria corsa nella vita. Guardando sempre il cielo”.