Un piano comune per far ripartire l’atletica siciliana
Questa, in massima sintesi, la mission che si è dato il comitato regionale della Fidal Sicilia per fare uscire dallo stallo l’intero movimento, combattendo la crisi economica e mettendo al bando qualsiasi tipo di divisione.
Rimettere in moto l’intera macchina dell’atletica siciliana, e farlo con comunione d’ intenti, condivisione e unità. Questa, in massima sintesi, la mission che si è dato il comitato regionale della Fidal Sicilia per fare uscire dallo stallo l’intero movimento dell’atletica leggera siciliana, combattendo la crisi economica e mettendo al bando qualsiasi tipo di divisione.
Di questo si è parlato, mercoledì 16 luglio, nel corso della tavola rotonda (che ha fatto seguito al consiglio regionale) che si è tenuta a Palermo e che non a caso ha avuto come titolo “Atletica Siciliana: studio di un nuovo modello organizzativo e strategie da attuare per reperire risorse”. E attorno a questa “tavola”, nella sua prima riunione si sono seduti però pochi commensali, appena quattro “comitati provinciali”, i presidenti di Catania e Siracusa, rispettivamente Davide Bandieramonte e Salvo Imbesi, il vice di Palermo, Giovanni Scimone, i fiduciari del comitato di Messina, ed una manciata di rappresentanti delle ASD.
Troppo pochi per un progetto che ha bisogno di un’ampia adesione per poter dare i suoi frutti. “Scordiamoci i tempi passati – ha sottolineato il presidente della Fidal Sicilia Gaspare Polizzi – quando bastava solo allungare una mano per attingere nel calderone dei contributi pubblici a pioggia. Siamo alla frutta, e se non vogliamo che l’atletica scompaia, dobbiamo trovare valide alternative per trovare quel giusto sostegno economico per le società siciliane che rappresentano il punto nevralgico dal quale fare ripartire l’intero movimento. A questo punto dobbiamo porci una domanda se vogliamo continuare a sopravvivere oppure lasciare perdere tutto e andare a casa, in pratica siamo ad un bivio” il monito dell’ex presidente della Fidal Sicilia Paolo Gozzo.
Il primo punto fermo dal quale ripartire è rappresentato dalla riorganizzazione delle ASD chiamate a diventare delle micro-aziende per essere più competitive, e non solo dal punto di vista agonistico. A seguire i tre punti che, dovranno e potranno servire (una volta sviluppati e messi in pratica) a reperire nuove risorse. A cominciare dai fondi che la Comunità europea mette a disposizione anche dello sport grazie a programmi che propongono progetti mirati; come il programma Erasmus Plus a favore dell’istruzione, della formazione, dei giovani e dello sport e aperto ad organizzazioni che operano in questi settori.
Per accedervi, la Fidal Sicilia metterà a disposizione la consulenza di un gruppo di giovani professionisti che accompagneranno e guideranno le società che, una volta consorziate, potranno presentare un loro progetto. Un’opportunità che offre un ampio ventaglio di occasioni tramite sinergie con scuole ed anche Enti Locali. La seconda mano d’aiuto nei confronti delle ASD può arrivare dal 5 per 1000. In Sicilia già alcune società lo hanno adottato (citiamo l’esempio della Pro Sport 85 Valguarnera) con buoni risultati. Anche in questo caso la Fidal Sicilia potrà offrire una sua consulenza, consigliando e guidando i presidenti delle ASD verso l’accesso a questo “servizio”.
Importante l’ultimo punto, quello che riguarda l’avvio di CAS (centri di avviamento allo sport dell’Atletica leggera) provincia per provincia. Per fare questo si recluteranno giovani allenatori, assistenti tecnici che metteranno a disposizione la loro professionalità per reclutare ed avviare all’atletica giovani e giovanissimi. Ogni provincia dovrebbe avere un Centro gestito anche da più società che, una volta dedotte le spese (istruttori e assicurazione) potranno trattenere le quote di iscrizione. Un punto molto importante quello dei CAS che vuol dire anche riappropriazione e presenza sul territorio. Per fare partire i CAS si potranno utilizzare anche quelle strutture (campi di atletica) che ancora non sono omologate. Questi i mezzi, adesso ci vogliono gli uomini, quelli del fare, perché al punto (di non ritorno) dove siamo arrivati, le parole non contano più.
Fonte e foto www.fidalsicilia.it