Il processo di detraining
Il detraining è quel processo caratterizzato dalla perdita degli adattamenti fisiologici indotti dall’allenamento in soggetti che, per un qualsiasi motivo, interrompano la pratica di attività fisica o la riducano in frequenza, volume o intensità.
Il detraining è quel processo caratterizzato dalla perdita degli adattamenti fisiologici indotti dall’allenamento in soggetti che, per un qualsiasi motivo, interrompano la pratica di attività fisica o la riducano in frequenza, volume o intensità. Esso viene anche chiamato “deallenamento” o “disallenamento” e, in modo sicuramente più corretto, “decondizionamento” (deconditioning in lingua inglese). Si tratta di un fenomeno fortunatamente reversibile con la ripresa della pratica sportiva. Gli adattamenti indotti dall’allenamento si perdono con maggiore velocità di quella con cui si sono ottenuti ma va detto anche che si riacquistano con il ri-allenamento in un tempo sicuramente inferiore rispetto a quello necessario per ottenerli partendo da una situazione iniziale di non allenamento.
Il detraining può essere causato dalla cessazione totale della pratica sportiva, accompagnata o meno dal riposo a letto a causa di impossibilità a muoversi, ma anche dalla semplice riduzione di questa. Alle volte può essere sufficiente un programma di allenamento poco gradito per indurre modificazioni di questo tipo. Lo studio di questi fenomeni è stato condotto anche grazie all’osservazione degli astronauti costretti a trascorrere periodi più o meno lunghi in orbita, con assenza di carico dovuta alla ridotta forza di gravità e spazi ristretti in cui muoversi, ma anche in soggetti allettati per un qualsiasi motivo. Ovviamente l’immobilizzazione a letto aggrava e velocizza tali processi.
Gli aspetti da prendere in considerazione sono principalmente di tipo:
- cardio-respiratorio,
- muscolare,
- metabolico,
- ormonale.
Per quanto il primo punto, si è osservato che periodi più o meno lunghi di deconditioning, in atleti praticanti sport di resistenza, causano una riduzione del massimo consumo di ossigeno (VO2 max), del volume del sangue e del plasma, della gittata cardiaca, del volume sistolico e delle dimensioni dei ventricoli oltre che dello spessore delle pareti cardiache. Si assiste invece ad un aumento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca basale e sotto sforzo.
I muscoli reagiscono alla cessazione o riduzione dell’allenamento con una riduzione della capillarizzazione, della sezione trasversa del muscolo stesso e della concentrazione di mioglobina. La riduzione della forza ovviamente si verifica ma con una velocità inferiore rispetto a quella con cui si verificano le modificazioni cardio-respiratorie.
L’aspetto metabolico è caratterizzato da un passaggio (shift) ad un maggior consumo di carboidrati rispetto ai lipidi, in pratica ad un metabolismo con caratteristiche più veloci ma meno resistenti. Aumentano anche le concentrazioni di lattato durante esercizio fisico e si modifica il parametro della soglia anaerobica che viene raggiunta a percentuali inferiori rispetto al massimo consumo di ossigeno.
L’aspetto ormonale è caratterizzato da un significativo aumento del testosterone e dell’ormone della crescita GH, che sarebbe una risposta del fisico ai processi di catabolismo indotti dalla cessazione o riduzione dell’allenamento.
I decrementi prestativi sono, ovviamente, diretta conseguenza di tutti questi fenomeni ma si è osservato che essi hanno caratteristiche diverse a seconda che si parli di attività di resistenza o di forza. Nelle prime, infatti, essi si verificano con maggior velocità e sono di maggiore entità, mentre, per quanto riguarda l’allenamento con i pesi o di forza in generale, un periodo anche abbastanza lungo di detraining lascia spesso livelli di forza comunque superiori a quelli di partenza (a quelli cioè di quando si è iniziato l’allenamento). E’ interessante anche il fatto che, mentre nella fase di allenamento con i pesi gli adattamenti sono prima di tipo neurale (coordinazione inter- ed intra-muscolare) e solo successivamente di tipo muscolare, il processo di deallenamento agisce in maniera esattamente inversa.
Ovviamente si attendono altri studi e nuove osservazioni ma per il momento sembrerebbe che a risentire maggiormente della mancanza o della riduzione di allenamento siano soprattutto gli atleti di resistenza piuttosto che quelli praticanti sport di potenza.
Buona corsa!