Annarita Sidoti nel ricordo del suo allenatore Salvatore Coletta
A pochi giorni dalle proiezioni al cinema del film “Una storia semplice”, riproponiamo il testo pubblicato nel maggio del 2016 sul quotidiano Gazzetta del Sud in contemporanea con l’inserimento dello “Scricciolo d’oro” tra le cinque leggende mondiali della marcia, assieme a Maurizio Damilano, Jefferson Perez, Robert Korzeniowski e la cinese Liu Hong.
A pochi giorni dalle proiezioni al cinema del film “Una storia semplice”, che si susseguiranno in Sicilia e poi nelle altre regioni da venerdì 24 marzo, quando il documentario vivrà la sua attesa “prima” a Patti, riproponiamo l’emozionante ricordo di Annarita Sidoti del suo allenatore Salvatore Coletta, pubblicato nel maggio del 2016 sul quotidiano Gazzetta del Sud in contemporanea con l’inserimento dello “Scricciolo d’oro” tra le cinque leggende mondiali della marcia, assieme a Maurizio Damilano, Jefferson Perez, Robert Korzeniowski e la cinese Liu Hong.
“Ultima di cinque figlie, Annarita vive l’infanzia a San Giorgio di Gioiosa Marea. Si avvicina allo sport sulle tracce della sorella Nadia e, ragazzina aperta ed estroversa, mostra immediatamente determinazione e grinta. Comincia con il mezzofondo e successivamente le viene proposta la marcia. Timidi e imbarazzati i passi iniziali in una specialità che l’avrebbe fatta divenire una fuoriclasse. La piccolina macina giri, dimostrando voglia e, soprattutto, disponibilità ad imparare. Chi la segue si rammarica per la statura, ma Annarita, decisa e motivata, continua a lavorare con impegno. Sensibilità e fantasia consentono costanti miglioramenti e lei inizia a farsi notare in Sicilia. La vittoria del “Trofeo Meneguzzo” a Como fa nascere l’interesse della Federazione, ma quanto sudore e sacrificio per Annarita, che già sfrecciava sulle strade che da San Giorgio portano a Mongiove di Patti. Il 1990 rappresenta l’anno della svolta.
Agli Europei Indoor di Glasgow, si aggiudica, al termine di una straordinaria 3 km, la medaglia di bronzo. Agli Europei di Spalato, l’attesa è tanta e, nonostante mi ripetesse di continuo che avrebbe dato il massimo, aumentava il numero delle mie sigarette accese. Il giorno della 10 km, Annarita si vede a stento tra le avversarie; partenza velocissima e ritmo forsennato. Un trio si porta al comando e poi un gruppetto con Annarita in mezzo. Il suo volto mostra una grinta feroce, ma l’inseguimento sembra una missione impossibile. Verso il 5 km, la tedesca Anders si stacca, una delle russe mantiene cadenze sostenute, ma ha due ammonizioni e l’azzurra Salvador commette forse l’errore di volerle restare attaccata. All’ingresso allo stadio si sente un boato, è entrata un’italiana. Sarà la Salvador, no è Annarita. La stampa dà il meritato risalto alla protagonista dell’impresa, definita da Candido Cannavò “scricciolo d’oro”. Tornati a casa, viviamo intensi giorni di festeggiamenti. Spalato ha cambiato la vita di Annarita, che disputerà fino al 2002 ininterrottamente tutte le grandi manifestazioni internazionali, regalando immense emozioni e attese palpitanti.
Due titoli di campionessa europea ed un secondo posto coronarono superlative prestazioni nello scenario continentale. Nel 1991, i Mondiali si svolgono a Tokyo ed il piazzamento è buono, ma non esaltante. L’anno dopo l’Olimpiade nella stupenda Barcellona. Annarita sta bene, ma il settimo posto non ci fa sentire completamente appagati. Nel 1993 i Mondiali di Stoccarda, dove tanti connazionali si presentano con striscioni e bandiere per sostenerla, ma la prova non è in linea con le aspettative. Si chiudono, così, tre annate piene di impegni e raduni e con varie difficoltà. Avvertiamo un po’ di sfiducia nell’ambiente nazionale, come se il successo di Spalato sia stato un episodio. Il 1994 è straordinario per Annarita. Gli ultimi risultati non l’hanno soddisfatta e traspare in lei la voglia di riscatto. Al Palasport di Bercy (Europei Indoor), scrive una delle pagine più belle della carriera. Nei 3km si scrolla, con una tattica aggressiva, di dosso le avversarie, vincendo l’unico oro dell’Italia. Un trionfo! Ricordo la commozione del Presidentissimo Primo Nebiolo. All’Europeo all’aperto di Helsinki, va difeso il titolo di Spalato. Lo stadio tifa nella 10 km per la beniamina di casa Essaja, ma la Sidoti intende rovinarle la festa. In tre vanno in testa in un percorso intorno al quale pareva esserci l’intera Finlandia. A circa 1000 metri dal traguardo, la fortissima Essaja produce l’allungo decisivo e la mai doma Annarita mette al collo l’argento. Le due successive stagioni sono interlocutorie, nonostante la vittoria alle Universiadi di Fukuoka con il record europeo nei 5 km su pista (20’21”). I Mondiali di Göteborg e le Olimpiadi di Atlanta non regalano particolari gioie.
Il 1997 segna, invece, la vita della campionessa gioiosana. Nelle tappe di avvicinamento ai Mondiali di Atene, Annarita in qualche modo fatica e la Federazione, che può contare su quattro interpreti di spicco, la esclude dalla squadra azzurra. Era la fine di maggio e lei vuole allenarsi lo stesso intensamente, sotto il sole caldo della Sicilia, convinta, non so perché, che ad Atene ci sarebbe andata. Poi succede l’imprevedibile; la Giordano si fa male e deve rinunciare. Le russe sono le avversarie da battere, la Sidoti si piazza settima nella serie di qualificazione (entravano in finale le migliori otto). Se fosse riuscita a salire sul podio, dissi ad alcuni amici, sarei andato al Santuario di Tindari a piedi. Annarita decide di fare selezione.
L’audacia sorprende tutti, tanto che i commentatori ipotizzano che stia tirando la gara alle altre azzurre. La rabbia che ha tenuto dentro per mesi si è, invece, tramutata in furore agonistico. A poche tornate dalla fine, la Ivanova cerca di riportarsi sotto, ma Annarita reagisce e vince. E’ la nuova campionessa del Mondo. Non riesco a spiegarmi ancora oggi come abbia fatto a stritolare le avversarie, il suo grande cuore è stato determinante. Ed io, felice, dovetti rispettare l’impegno assunto e fare il pellegrinaggio a Tindari. Ricordo i Campionati Europei di Budapest del 1998 come una festa. E’ l’ultima volta di una 10 km e Annarita domina fin dall’inizio, dando la sensazione di una superiorità disarmante. In seguito, le esperienze nelle 20 km. I Mondiali di Siviglia (1999), le Olimpiadi di Sidney (2000), i Mondiali di Edmonton (2001) e Monaco (2002) concludono la carriera sportiva della Sidoti ai livelli più alti.
Il mio rapporto con Annarita è stato speciale, non semplicemente quello tra tecnico e atleta. Un confronto costante ci portava sempre a cercare di superare ogni difficoltà. Se si vuole veramente nella vita, nessun traguardo è precluso; questo è il prezioso messaggio che Annarita ci ha lasciato”.