L’addio a Bruno Cacchi
Ci ha lasciati a 87 anni. Negli anni 1971-1974 DT della Nazionale italiana e allenatore del mezzofondo. Una figura penetrante, capace di carpire le novità metodologighe provenienti da altre terre e adattarle ai nostri atleti, scuotendo l’immobilità di quel tempo e lasciando un segno profondo in tutti coloro che l’hanno conosciuto.
Una notizia triste per l’atletica italiana e ancor di più per l’atletica leggera catanese. Ci ha lasciati a 87 anni Bruno Cacchi, negli anni 1971-1974 DT della Nazionale italiana e allenatore del mezzofondo. Una figura penetrante, capace di carpire le novità metodologighe provenienti da altre terre e adattarle ai nostri atleti, scuotendo l’immobilità di quel tempo e lasciando un segno profondo in tutti coloro che l’hanno conosciuto.
Nato a Catania e diplomato all’Isef di Roma, è nella sua città che scopre il grande amore per l’atletica leggera. Le grandi esperienze maturate in tanti anni di insegnamento e sui campi di gara, costituiscono una base a tutto tondo del prof. Bruno Cacchi, tale da interpretare e trasmettere a pieno titolo i segreti della corsa.
Nel 1955 Cacchi inizia la sua carriera di allenatore. In quel periodo conosce una persona che divenne da discreto mezzofondista a sommo giornalista e non solo sportivo: il catanese Candido Cannavò, inviato de «La Sicilia», dal 1955 corrispondente a «La Gazzetta dello Sport» e asceso nel 1983 a direttore del quotidiano milanese.
Profeta in patria, sforna, tra Cus Catania e Libertas Catania, atleti che saranno più o meno famosi, poi tecnici e insegnanti di grido: Alfio Cazzetta (classe 1940), Domenico Roccaforte (1941), Elio Sicari (1942), i gemelli Desiderio, Aldo e Mario (1945), Francesco Amante (1946), Giuseppe Ardizzone (1947), il compianto Vincenzo Guglielmino (1947), Mario Belluomo, Vito Riolo (1948).
Nel 1965 Cacchi fa il gran salto, dalle pendici dell’Etna al Duomo di Milano, dove allena la gloriosa Pro Patria di Beppe Mastropasqua ed è docente all’Isef. Allarga le sue conoscenze e lavora con il grande fisiologo Rodolfo Margaria e Mosconi. Nell’aprile 1970 il matrimonio con Paola Pigni, la pioniera del mezzofondo femminile che si spinge sino alla maratona: sui 1500 primatista mondiale il 2 luglio 1969 all’Arena di Milano e bronzo ai Giochi Olimpici di Monaco 1972; record pure nel miglio a Viareggio l’8 agosto 1973.
Nel 1971 Cacchi viene chiamato dalla Fidal nel cui ambito ricoprirà prestigiosi incarichi: Coordinatore responsabile del mezzofondo e Commissario Tecnico della Nazionale. Sono gli anni di Marcello Fiasconaro, Francesco Arene, Renato Dionisi. Ricordiamo quando il C.T. Bruno Cacchi il 3 febbraio 1972 in corso Sicilia a Catania riuscì a liberare il vincitore del Trofeo «S. Agata», Giuseppe Ardizzone, che, proiettato in aria da mille mani dagli spettatori in delirio, si era rifugiato in un garage. Finito l’assedio della folla, Cacchi stanò la gazzella etnea e la portò via in una minuscola Cinquecento.
La parentesi Fidal si chiude nel 1974. Bruno Cacchi si ritrova alla Scuola Centrale dello Sport dove presta la sua consulenza tecnica a varie Federazioni sportive. L’incontro con il Pentathlon Moderno è imminente, la futura F.I.P.M. è alla ricerca di un tecnico di prestigio che si occupi della parte atletica. Cacchi inizia così la sua collaborazione in un ambiente che lui stesso definirà ottimo.
Condoglianze alla famiglia, la vedova Paola Pigni, i figli Chiara e Claudio. I funerali si terranno giovedì 18 aprile alle 15, a Roma, nella parrocchia di San Gaetano in via Tuscania 12.
Nella foto Bruno Cacchi segue con il cronometro in mano la moglie Paola Pigni.