Quattro “maratone della speranza”
Distanze a piacere da correre nel segno della solidarietà. Concluse le 11 “maratone della speranza” organizzate dal Clubsupermarathon. Un diario delle ultime 4 prove.
Si sono concluse il 7 giugno le “11 maratone della speranza”, iniziativa singolare (una delle prime nel periodo della chiusura forzata causa emergenza sanitaria) promossa dal Clubsupermarathon del presidente Paolo Gino. Si trattava di rimpiazzare le prove previste in calendario e impedite dal coronavirus con ‘gare’ che ciascuno correva da solo sulla distanza che più gradiva. Scopo principale delle maratone della speranza: raccogliere fondi a favore di istituzioni impegnate nell’emergenza. La prima delle maratone virtuali si era svolta il 5 aprile in coincidenza della data della Milano Marathon, l’ultima è andata in scena domenica scorsa in coincidenza con la maratona di Suviana.
Raccontavamo di queste maratone nel post del 16 maggio con un diario personale delle prime sette ‘maratone’.
https://www.messinadicorsa.it/2020/05/11-maratone-della-speranza
E’ arrivato il momento di raccontare le altre quattro. Ma prima è utile menzionare alcuni numeri. I partecipanti complessivi alle 11 prove sono stati 1283, la somma raccolta finora ammonta a 22.223,08 euro. Da menzionare anche il libro (in corso di realizzazione) che conterrà i racconti dei partecipanti. Ce ne sono attualmente 381 di 82 autori.
17 maggio. CORONAVIRUS: NOVE COLLI DA SUPERARE – 16,4 km
Domenica bella e serena. Un caldo un po’ sopra le righe, una giornata luminosa nella quale corro l’ottava “maratona della speranza”. Lo scirocco annebbia la vista. In quest’ultima settimana è stato potente e fastidioso. Nove colli da scalare, nove prove da superare come quelle vissute nel periodo più intenso dell’emergenza sanitaria che non è terminata, ma che forse stiamo oltrepassando. Allo stesso tempo nove tesori da conservare per gli anni a venire, che sono penetrati in maniera precisa nella nostra vita.
Primo colle. Il distanziamento. Ci siamo ritrovati (e ci troviamo) distanti, senza la possibilità di una stretta di mano, di un abbraccio. Qui al sud il peso del distanziamento fisico è forse ancora maggiore. Alle volte le relazioni interpersonali della nostra vita sono dispersive. E’ utile stare un po’ di più con sé stessi, imparare a parlarsi, a perdonarsi.
Secondo colle. La paura. Talvolta il terrore. Ogni sera a controllare i numeri, in TV o sui social, per capire l’andamento generale e locale. La paura è utile se non diventa terrore. Se non ci deprime, se non ci paralizza, ma ci aiuta a pensare, valutare, relativizzare. Un po’ di prudenza non guasta mai (ma solo un po’).
Terzo colle. Il contagio. I numeri sono stati spietati soprattutto in Lombardia e in altre zone del nord del paese. Siamo stati martellati sulle norme igienico-comportamentali da osservare per limitarlo. Ma abbiamo notato anche un contagio di bene e di solidarietà. Come quello che stiamo vivendo nelle “11 maratone della speranza”.
Quarto colle. La scuola. Le giovani generazioni sono il futuro di ogni nazione. La scuola si è trasformata, con le lezioni in videoconferenza e il ruolo fondamentale dei genitori a casa. Si apprende dalla storia, ma anche dall’esperienza. Questa situazione resterà per sempre nel vissuto dei nostri ragazzi.
Quinto colle. Le fake news. Soprattutto nelle due settimane di fine marzo/inizio aprile siamo stati inondati di notizie, ma anche di false notizie, di bufale, sul virus e sui rimedi. L’informazione è una risorsa delle società civili, come il sangue che circola nel corpo. Va mantenuta sana, senza speculazioni.
Sesto colle. I parrucchieri, i barbieri. Siamo diventati barboni impresentabili. Capelli lunghi, capelli sbiancati senza le opportune tinte. C’è forse un decoro interiore che va coltivato così come facciamo con il nostro aspetto esterno. Chi e cosa abita il nostro cuore?
Settimo colle. Gli spostamenti. Reclusi nelle nostre case, abbiamo subito una gran confusione e una certa pressione. E’ utile distinguere gli spazi e il tempo per ogni cosa: il lavoro, la famiglia, le passioni, le relazioni sociali… Ogni cosa al posto giusto e al momento giusto, dentro e fuori di noi.
Ottavo colle. L’attività sportiva. Con la sottile distinzione tra essa e “l’attività motoria”… Abbiamo corso nei giardini, sui balconi, nei parcheggi, in poche decine di metri. La corsa come resistenza sociale, come “disobbedienza” alla logica imposta dal virus. Ci siamo attaccati a lei, la nostra compagna di sempre, e alle sue endorfine.
Nono colle. La morte. Le immagini dei camion dell’esercito a Bergamo ci resteranno dentro per sempre. Una nazione intera li ha pianti. Il pensiero della morte può qualificare la vita. Non siamo i padroni di niente e di nessuno, speriamo di essere solo buoni amministratori di noi stessi e di quanto ci è affidato.
Dopo i nove colli sono andato nel nostro orto a mangiare nespole.
23 Maggio. PASSATORE SALESIANO – 14km
Un gara mitica che quest’anno ha condiviso la sorte di centinaia di competizioni: cancellazione o rinvio. Il Passatore è legato ad alcuni nomi. Senz’altro Giorgio Calcaterra, re Giorgio, che l’ha vinta 12 volte tra il 2006 e il 2017, ma anche altri personaggi sono degni di nota. Tra questi un sacerdote salesiano, don Piergiorgio Tommasi. Classe 1940, l’ha corsa 34 volte ed era pronto a correre l’edizione 2020, la 35ma! Direi che meriti una doverosa citazione. C’è anche la sua storia nel mio ultimo libro che esce proprio in questi giorni dal titolo Preti (sempre) di corsa (Missionari OMI editrice, 11 euro). 15 storie di sacerdoti podisti in tanti angoli di mondo. Piergiorgio racconta il Passatore come nessun altro. Metro per metro. Molti lo conoscono come il buon samaritano perché si ferma ad aiutare tutti. La sua miglior prestazione in 12 ore e 37 minuti la stabilì il 28 maggio 1989. Ci siamo incontrati l’anno scorso a Verona dove vive da pensionato dopo lunghi anni di docenza in varie scuole salesiane del Veneto. Parlerebbe giornate intere del “suo” Passatore: i compagni di corsa, i contrattempi, le persone conosciute sul percorso, la gioia e l’emozione dell’arrivo a Faenza…
31 maggio. RECORDANDO LA STRADA – 16,2km
Questa ce l’ho! Avevo corso la maratona a Torino il 4 ottobre 2015. Ricordo il bel panorama innevato delle Alpi una volta usciti dalla città e naturalmente il lungo rettilineo finale. Fu una bella maratona e oggi l’ho “recordata” con piacere. Alle strade che abbiamo percorso nella vita (sia quelle fisiche che quelle simboliche) abbiamo consegnato in qualche modo un pezzo di noi: pensieri, ricordi, persone, affetti… Ad una gita negli ultimi anni di Liceo sulla Costa Azzurra ci dissero: “Oggi andiamo a Monaco”. Una volta sul posto, ci furono date un paio d’ore di visita libera… Mi ritrovai su una discesa, tornante a sinistra e, dopo la curva a destra, l’inizio del lungomare e una lunga galleria. Avevo la sensazione di essere già stato su quella strada… Ma com’era possibile? Era la prima volta in vita mia che entravo in Francia e di lì a Monaco! Un po’ preoccupato di questa sensazione lo ero. Dieci minuti dopo, la soluzione: ero sul circuito d Montecarlo che avevo visto tante volte in TV per il Gran Premio di Formula1. Ci avevano parlato di “Monaco”, che io non avevo associato a “Montecarlo!”.
Alle volte ci sono segni che ci ricordano i percorsi e gli eventi della vita. Ad esempio le cicatrici che portiamo sul corpo: segno di una caduta, di un intervento chirurgico… Poi ci sono le cicatrici dell’anima e qui il discorso diventa più personale e complesso. Che segni ci lascia dentro l’emergenza sanitaria? Tanti. Tra questi ce n’è uno molto bello: le 11 maratone della speranza. Credo le “recorderemo” anche in futuro.
7 giugno. SUVIANA. L’ultima (per ora) – 14,2km
E’ finita col vento. A Suviana come qui al sud… Le 11 maratone della speranza sono terminate. Mi mancheranno, e mancheranno anche i bei racconti, desiderio di condividere non solo sensazioni, ma anche riflessioni profonde, umane, vere. Due mesi in compagnia delle “maratone della speranza” per sconfiggere la solitudine, mettere in campo la solidarietà, mantenersi in forma, coltivare sogni.
Devo dire che le prime sette/otto hanno avuto davvero un sapore speciale. Sarà stato sicuramente a causa della chiusura forzata e dell’impossibilità di uscire. Siamo stati privati del gesto più naturale che ci sia e soprattutto della libertà. Forse possiamo dire, con altre parole, che ci siamo esercitati a costruire e coltivare la vera libertà che è anzitutto interiore. Anche se fossimo rinchiusi in pochi metri quadrati, potremmo avere orizzonti ampi e un cuore generoso; e questo ci rende liberi, ci rende esseri umani.
Per festeggiare la libertà, di recente ho fatto un mini tour in bicicletta. Tre giorni da Messina a Palermo sulla costa tirrenica passando per bellissimi posti: il santuario della Madonna del Tindari, Patti, Capo d’Orlando, Cefalù… Un percorso lento e meditativo, drizzando i sensi per cogliere particolari, soprattutto incontrare e ascoltare le persone. La voglia di normalità è tanta. I siciliani aspettano i turisti fonte di un’economia che, come in tante altre zone della Penisola, è in grande sofferenza. I lidi sono quasi pronti, le spiagge pulite, i paesi si rifanno il trucco per una rinnovata dignità.
A questo link, un diario minimo del mio viaggio: http://www.pasqualecastrilli.it/i-miei-trekking/biking-messina-palermo
Il cammino delle “maratone della speranza” prosegue con altre 9 maratone a partire da domenica prossima. “Non essendoci agli inizi di giugno 2020 la possibilità di programmare l’attività agonistica e societaria, – scrive il presidente del Clubsupermarathon – per continuare a mantenere un legame forte tra noi in questi giorni di emergenza che sembra non finire mai, l’unica cosa che possiamo fare è continuare a stare insieme virtualmente allungando la serie degli 11 eventi portandoli a 20”. Per il regolamento si può consultare il sito del Club. Ecco le date:
- 14 Giugno: Stop alle Cozze
- 21 Giugno: La Vallée ci aspetta
- 28 Giugno: Abetone mon Amour
- 5 Luglio: I Conti tornano
- 12 Luglio: Magica Romaaa
- 19 Luglio: Il ritorno della Sibilla
- 26 Luglio: Gransasso c’è
- 2 Agosto: Lago Dorato forever
- 9 Agosto: Venti di speranza – Venti di dono
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