La leggenda dei fratelli Damilano nel libro “Nati per vincere”
Scritto dal giornalista Giorgio Barberis, ripercorre le imprese di Maurizio, Giorgio e Sandro, la famiglia d’oro della marcia.
Le pagine più intense rievocano l’impresa olimpica di Mosca 1980, da rivivere con le parole di Maurizio Damilano: “Giorgio non poteva sapere che avevo vinto e volevo essere io a dirglielo. Quando lo vidi entrare nello stadio gli feci cenno con le mani e lui capì, e nonostante fosse stanchissimo riuscì ad accelerare fino al traguardo per poi gettarsi tra le mie braccia. Quella medaglia è stata anche un po’ sua, e di Sandro, che era rimasto a casa, ma che tanto si impegnava per essere all’altezza di quanto mi invitava a fare in allenamento”.
Sandro, Maurizio, Giorgio: I fratelli Damilano – Nati per vincere (Fusta Editore, 17,90 euro) è il libro con cui Giorgio Barberis, storica firma de La Stampa, ripercorre la leggenda della famiglia di Scarnafigi (Cuneo) e il ruolo fondamentale che da oltre quarant’anni riveste per la marcia azzurra e mondiale.
Una galleria di episodi, racconti, testimonianze, immagini in bianco e nero, e a colori, intrecciano le mille vite del trio da record: Sandro a guidarli, Maurizio e Giorgio gemelli marciatori che sommando le loro carriere – come si scoprirà sfogliando le 256 pagine – hanno percorso oltre la metà della distanza che separa la Terra dalla Luna (384.400 km).
Dagli esordi giovanili e la scintilla per l’atletica che li strappa al calcio, all’oro olimpico della 20 km di Maurizio, a soli 23 anni, festeggiato dai rintocchi delle campane in paese, passando per i due successi mondiali di Roma 1987 e Tokyo 1991, fino alle brillanti carriere da dirigenti di Maurizio e Giorgio e l’epopea da allenatore di Sandro, prima in azzurro e poi sbarcata con pieno successo in Cina.
Non è soltanto la cronaca delle gare, o la sintesi degli ori conquistati e dei primati battuti che pure compare come supporto statistico alla fine del volume, ma è soprattutto il racconto degli stati d’animo, dei rapporti di amicizia coltivati, dell’attaccamento alla famiglia e alla propria terra: è un viaggio nel loro modo di pensare e di intendere lo sport.
Chi li ha frequentati a lungo, giornalisti, colleghi marciatori, tecnici, contribuisce con i ricordi e con le proprie considerazioni a tratteggiare cosa abbiano significato i Damilano per il mondo del tacco e punto e quali valori abbiano trasmesso. Voce a Luciano Gigliotti: “Sandro il grande e abile nocchiero, Giorgio il fedele compagno di viaggio e di fatiche e infine il campione con la sua classe eccelsa: Maurizio. In comune la serietà, la dedizione, la testardaggine nel perseguire l’obiettivo”.
Articolo e FOTO tratti dal sito www.fidal.it