Totò Antibo, sessant’anni da leggenda
Il compleanno del mezzofondista siciliano consente di riaprire il libro dei ricordi. Riportando alla luce pagine memorabili di storia dell’Atletica Italiana.
Ha illuminato la scena dello sport azzurro per lunghi anni, ispirando, con le sue imprese, generazioni di corridori. E oggi, nel giorno in cui spegne sessanta candeline, è bello che l’Atletica Italiana si alzi metaforicamente in piedi ad applaudirlo. Salvatore Antibo compie gli anni. La cifra tonda consente di aprire il libro dei ricordi, rimettendo in luce pagine memorabili. È utile, non solo bello, ricordare oggi Totò e le sue emozionanti cavalcate; utile perché i più giovani potranno scoprire (anche attingendo all’inesauribile miniera digitale), quanto, e come, si potesse fare spettacolo in una gara di mezzofondo in pista.
Senza necessariamente affidarsi al cronometro, così come fin troppo spesso è accaduto in seguito. L’immenso talento di Antibo era pari solo al suo coraggio in gara; perché, per dirla con un gioco di parole, l’unica cosa pienamente prevedibile quando si schierava al via, era la sua totale imprevedibilità. Che farà, quando attaccherà, e come? Il pensiero di quella figura esile che esce dal gruppo, si porta in testa a tirare, e allunga la fila, fa ancora emozionare. Quante volte, quanti balzi in piedi degli spettatori negli stadi, o davanti alle TV, per quel modo provocatorio, meravigliosamente sfacciato, di correre e sfidare gli avversari: “E allora? Chi c’è, chi vuole fare sul serio?”, sembrava dire.
Anni di maturazione sotto la guida di Gaspare Polizzi, e poi, in successione, il bronzo europeo dei 10.000 di Stoccarda ’86 (in scia a Mei e Cova, in quell’indimenticabile “scintillio d’azzurro” cantato da Paolo Rosi) che sembra dargli la piena consapevolezza, l’argento olimpico di Seul 1988 che lo rende leader, e poi il biennio 1989-90 che ne sancisce il dominio. Soprattutto a Spalato, dove fa doppietta europea e veste i panni dell’invincibile. Serve ricordare come? È l’immagine iconica di Totò: l’oro dei 5000 metri che arriva, aggiungendosi a quello dei 10000, dopo una rovinosa caduta in partenza, e l’inevitabile, travolgente rimonta. Elemento che aggiunge “drama” al racconto, dando ad Antibo fama da superstar. Neppure scalfita da Tokyo ’91, che anzi, analizzata a posteriori, diventerà il momento della sua umanizzazione, e quindi della sua trasformazione in leggenda. Auguri Totò, buon compleanno. E ancora grazie per le emozioni che ci hai fatto vivere.
Articolo e FOTO tratti dal sito www.fidal.it