“Correndo nell’aria sottile”, il libro di Michael Crawley sugli atleti etiopi
Il testo dell’autore inglese, edito da Add Editore, unisce sport e antropologia nel racconto di un mondo fatto di visioni, miti e leggende, fra allenamenti e sfide, destini e grandi imprese. Qual è la forza che alimenta la corsa in quella regione dell’Africa?
Ha trascorso 15 mesi in Etiopia a correre, seguendo non solo i grandi runner, ma anche i corridori di tutti i giorni. Dai guardiani notturni speranzosi di cambiare le proprie vite ai maratoneti di caratura mondiale. E lo ha fatto mosso da un’unica voglia: capire quale sia la forza, antica e potente, che la corsa alimenta in quella regione dell’Africa. Perché per i corridori etiopi ha senso alzarsi alle 4 del mattino e allenarsi a 3.000 metri di altezza? Perché pur di farlo corrono su un terreno ripido, roccioso e infestato dalle iene? E qual è il modo migliore di correre in una foresta?
Tutte domande che si è posto un antropologo inglese, Michael Crawley, autore del libro “Correndo nell’aria sottile. Magia e saggezza dei corridori degli altipiani etiopi” di Add Editore, presentato da Stefano Delprete, editor della casa editrice torinese. Il testo, disponibile nelle librerie dal 13 aprile, unisce sport e antropologia nel racconto di un mondo fatto di visioni, miti e leggende, fra allenamenti e sfide, destini e grandi imprese. Con la speranza di essere chiamati a una gara internazionale e di chiuderla con un tempo memorabile che permetta di entrare nel numero di “quelli che ce l’hanno fatta”.
“Questo libro tocca il cuore e l’anima della corsa in Etiopia”, parola di Haile Gebrselassie, ex mezzofondista e maratoneta etiope, campione olimpico dei 10.000 metri piani ad Atlanta 1996 e Sydney 2000, che in carriera ha stabilito 26 record mondiali e vinto 4 campionati mondiali. Chiunque ami la corsa non potrà dunque fare a meno di leggerlo.