“La corsa, le mie ali”, biografia di Manuela Levorato
Sabato 28 maggio a Stra la donna più veloce d’Italia presenterà il libro scritto con Silvia Miazzo e Lino Perini: “Lo sport è vita, lo sport è crescita e, in qualche caso, lo sport è salvezza”.
Da 21 anni è la donna più veloce d’Italia. Quasi ottomila giorni sono trascorsi da quel 4 luglio del 2001 quando a Losanna una freccia bionda, proveniente da Arino da Dolo, stabilì con 11”14 il record nazionale dei 100 metri. In tante, da allora, hanno provato ad inseguirla e superarla. Vanamente. Lo scettro di regina dello sprint resta ancora nelle sue mani. Il tempo è trascorso veloce – oggi, a 45 anni, Manuela Levorato fa la dirigente sportiva e la mamma – ma non così tanto da cancellare l’eco delle sue imprese: le 33 maglie azzurre, i 17 titoli italiani assoluti, gli innumerevoli record, le due storiche medaglie agli Europei del 2002.
Una storia – tante luci, ma anche qualche ombra: gli infortuni, gli obiettivi mancati – che è pure il filo conduttore della biografia “La corsa, le mie ali” che Manuela Levorato presenterà sabato 28 maggio a Villa Loredan di Stra (ore 20.45, ingresso libero sino ad esaurimento dei posti). L’hanno scritta, a quattro mani, Silvia Miazzo e Lino Perini. E al racconto delle vicende sportive si mescolano le pagine più intime e personali: la storia di una bambina timida e introversa che supera una grave malattia e a 17 anni, tardi ma non troppo per pensare di poter diventare una campionessa, scopre di avere un talento speciale per la velocità.
Il resto, con risvolti tutti da scoprire, è la storia di una carriera sportiva lunga 22 stagioni, in cui Manuela Levorato raccoglie trionfi, diventando una fonte di ispirazione per molti, ma incassa anche tremende delusioni: una su tutte, la forzata rinuncia all’Olimpiade di Sydney, quando i blocchi di partenza erano già pronti in pista. E, più in generale, quel sogno a cinque cerchi lungamente inseguito e mai realizzato a causa degli infortuni.
Nella prefazione de “La corsa, le mie ali”, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, definisce Manuela “un’icona intramontabile dell’atletica tricolore”. Il presidente della Federazione italiana di atletica leggera, Stefano Mei, la considera “Un esempio di stile, l’equilibrio perfetto tra eleganza e potenza”. Manuela, in fondo, non ha ancora smesso di correre: “Sono l’esempio vivente che, nonostante le difficoltà, tutto è possibile, basta volerlo (…). Lo sport è vita, lo sport è crescita e, in qualche caso, lo sport è salvezza”.
Per lei lo è stato: la corsa l’ha portata a volare lontano, dove quella 17enne, alta e magra, che un giorno prese la bicicletta e partì da Arino per andare a scoprire l’atletica sulla pista di Mira, non avrebbe mai immaginato.
CHI È MANUELA LEVORATO
Manuela Levorato è nata a Dolo il 16 marzo 1977. Abita a Padova con Luca e i figli Giulia, Gabriele e Ginevra. E’ stata una delle più forte velociste azzurre di sempre. Arrivata tardi all’atletica (aveva già 17 anni quando capitò, quasi per caso, al campo di Mira, dove conobbe Mario Del Giudice, il suo primo allenatore), si segnalò per la prima volta a livello internazionale nel 1999, vincendo 100 e 200 metri ai Campionati Europei under 23 di Göteborg.
Tre anni più tardi, nel 2002, la consacrazione, con i due bronzi (100 e 200 metri) conquistati ai Campionati Europei di Monaco di Baviera. Trentatré volte azzurra, 17 volte campionessa italiana assoluta, il 4 luglio 2001 ha corso i 100 a Losanna in 11”14, tempo che ancora oggi – dopo 21 anni – fa di Manuela Levorato la donna italiana più veloce di sempre. E’ vicepresidente del Comitato regionale veneto della Fidal e presidente onorario dell’Atletica Riviera del Brenta, la sua prima società.
Articolo e FOTO (quella in alto Colombo) tratti dal comunicato stampa della casa editrice.